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L’acqua primordiale di DG Tau

Crediti immagine: ESO/L. CalçadaCRONACA – Centinaia o forse migliaia di oceani d’acqua si troverebbero, sotto forma di vapore acqueo, all’interno di un disco di gas e polveri attorno alla giovane stella variabile DG Tau, distante 450 anni luce dalla Terra in direzione della costellazione del Toro da cui, entro alcuni miliardi di anni, si formerà un sistema planetario. Una scoperta importante che ci permetterà di capire com’è “arrivata” l’acqua sulla Terra, e di aggiungere un piccolo frammento in quel complicato puzzle che è la comprensione dell’origine della vita sul nostro pianeta.

Un gruppo internazionale di ricercatori, utilizzando i dati ripresi dal telescopio spaziale Herschel dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ha scoperto che il Sistema Solare non è l’unico sistema planetario ad avere abbondanza di acqua. I ricercatori ritengono che attorno a DG Tau l’acqua si trovi, nelle regioni più esterne del disco che circonda la stella, sotto forma di ghiaccio legato a particelle di polvere. In questa regione la temperatura è ben al di sotto dei -100 gradi e il ghiaccio, sottoposto all’irraggiamento stellare, si riscalda trasformandosi in vapore acqueo e quindi diventando accessibile agli strumenti di Herschel. Grazie alla sublimazione del ghiaccio i ricercatori hanno quindi potuto stimare la quantità di acqua presente nel sistema.

L’Italia è capofila di questa scoperta, infatti a guidare questa ricerca è stata Linda Podio dell’Università di Grenoble, ricercatrice associata all’Istituto Nazionale di Astrofisica insieme a ricercatori degli Osservatori INAF di Arcetri e Roma,  “Questa scoperta ha delle implicazioni fondamentali per gli astronomi che studiano l’origine del Sistema solare” ha dichiarato Linda Podio. L’ipotesi più accreditata è che il nostro pianeta fosse completamente ‘asciutto’ al momento della sua formazione a causa dell’estrema vicinanza al giovane e turbolento Sole, “e che l’acqua vi sia giunta circa 4 miliardi di anni fa, grazie ad asteroidi e comete che si sarebbero formati nelle regioni esterne del nostro disco planetario per poi schiantarsi sulla Terra durante la fase che prende il nome di ‘intenso bombardamento tardivo’. La quantità di acqua che abbiamo osservato nel disco di DG Tau, una stella simile al nostro Sole, supporta decisamente questo scenario”.

A questo link l’intervista realizzata da MediaINAF a Linda Podio: http://youtu.be/iYIRJQyVKtg

Crediti immagine: ESO/L. Calçada

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