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Il ritorno dei predatori

Canis_lupus_lupus_qtl1RICERCA – Fino a qualche decennio fa vivevano in piccole popolazioni confinate quasi esclusivamente nelle aree protette, ma nell’ultimo periodo c’è stata una netta inversione di tendenza. Stiamo parlando dei grandi mammiferi predatori, le cui popolazioni, almeno negli Stati Uniti, sono in evidente crescita, tanto che molti di essi iniziano a frequentare gli ambienti urbani. E l’uomo deve iniziare a fare i conti con queste ingombranti presenze.

Un’interessante review su Science fa il punto della situazione sul ritorno dei grandi mammiferi predatori nordamericani, quali il puma, il lupo, il coyote e l’orso nero americano: con l’aumento delle popolazioni selvatiche e considerando i loro vasti home-range, numerosi esemplari di queste specie stanno sconfinando sempre più spesso nelle città alla ricerca di cibo. E a volte vi trovano dimora.

Diversi fattori hanno contribuito a favorire l’espansione di queste specie: in primo luogo, nonostante la popolazione umana sia notevolmente incrementata, le foreste americane si sono espanse di quasi il 30%. Oltre a fornire una maggior area in cui vivere, l’incremento forestale avrebbe creato nuovi corridoi ecologici, in cui gli animali possono liberamente circolare e colonizzare nuove aree. A questo si aggiunge anche il potenziamento delle aree verdi urbane, che forniscono riparo per numerose potenziali prede. E così, ad esempio, i coyote, che prima erano confinati nella zona Montagne Rocciose e in Messico, hanno dapprima colonizzato la regione dei Grandi Laghi fino a riconquistare l’intera l’America del Nord, ad eccezione della regione polare. E molti individui si ritrovano nelle grandi città, quali Chicago, i cui cittadini ne hanno richiesto, senza successo, l’eradicazione.

Gli ultimi studi sulle interazioni tra uomo e questi carnivori mostrano che però la convivenza è possibile. Dall’articolo sembra infatti emergere una crescente tolleranza da parte degli abitanti delle regioni interessate da questo fenomeno. Eclatante è l’esempio della cittadina di Durango, in Colorado, in cui tutti i circa 20.000 abitanti hanno avuto, almeno una volta nella vita, un orso nero nel giardino di casa, ma non sembrano più di tanto preoccuparsene. In un recente sondaggio quasi il 100% degli intervistati si è dichiarato felice di condividere lo stesso territorio con il predatore. Questa tolleranza è certamente favorita dal fatto che le interazioni tra uomo e orso nero non sono quasi mai aggressive o violente: dall’inizio del 1900 si segnalano, infatti, solo 14 casi di morte dovuta ad attacchi di questa specie. Un simile trend è segnalato anche a proposito del ritorno del puma in California, i cui abitanti sembrano sempre più favorevoli ad una pacifica convivenza. Alla base di questa accresciuta tolleranza non vanno dimenticati i potenziali effetti positivi determinati dalla presenza dei predatori, come il controllo della crescita demografica delle specie invasive di erbivori e dunque la preservazione delle coltivazioni.

Un discorso a parte merita invece il lupo: “nonostante sia osservata anche in questo caso un’espansione demografica, si dovrà aspettare ancora molto tempo perché questa specie faccia capolino nelle città”, dice Douglas Smith, il coordinatore del Yellowstone Gray Wolf Restoration Project in Yellowstone National Park, che aggiunge “i lupi abiteranno sempre in aree con basse densità umane e in cui non è praticata l’agricoltura intensiva”.

Crediti immagine: Quartl, Wikimedia Commons

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Andrea Romano
Biologo e giornalista scientifico, lavora come ecologo all'Università degli Studi di Milano, dove studia il comportamento animale. Scrive di animali, natura ed evoluzione anche su Le Scienze e Focus D&R. Dal 2008, è caporedattore di Pikaia - portale dell'evoluzione