AMBIENTE – Negli ultimi 40 anni, se n’è andato il 30% delle foreste del Borneo, la terza isola più grande al mondo. Lo ha quantificato una ricerca pubblicata sulla rivista PLoS ONE, condotta da David Gaveau e i suoi colleghi del Center for International Forestry Research, in Indonesia. I ricercatori si sono serviti delle immagini del satellite LANDSAT, per osservare la progressiva sparizione delle lussureggianti foreste dal 1973 al 2010. I principali colpevoli sono incendi, disboscamento (a scopo commerciale, ad esempio per l’industria dell’olio di palma) e l’impietoso avanzare delle piantagioni, che conquistano anno dopo anno sempre più terreno. A partire dal 1970 il declino non si è mai fermato, mettendo alle strette anche le numerose specie animali che abitano sull’isola. Le attività di disboscamento non vengono oltretutto monitorate, e l’assenza di dati precisi che ne attestino l’entità rende estremamente complesso elaborare piani di conservazione, specialmente per le foreste con il potenziale più elevato (e di conseguenza più minacciate), dalle quali dipendono anche le popolazioni locali.
Secondo le osservazioni del team di Gaveau, nei primi anni Settanta del Novecento il 75% del Borneo era ancora ricoperto di foreste, che sono poi andate riducendosi del 30% proprio nel lasso di tempo osservato grazie al satellite. Il tasso è preoccupante, trattandosi di circa il doppio della velocità media con la quale vengono distrutte le foreste tropicali umide sul resto del nostro pianeta. Le attività di disboscamento sono riuscite, negli anni, a spingersi sempre più in alto e nelle zone più remote, distruggendo almeno 266.000 chilometri quadrati di vegetazione. Quanto resta sull’isola sono circa 389.000 chilometri quadrati ancora coperti dalle foreste (completamente o parzialmente), e secondo gli autori l’unica speranza per salvaguardare questo ambiente naturale è comprendere nei dettagli le dinamiche delle attività di disboscamento, in modo da orientare la conservazione negli anni a venire.
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