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Il luppolo che fa bene alla memoria

5200218267_c1f27410bd_bWHAAAT? Il venerdì casual della scienza – Nel luppolo e nella birra c’è qualcosa che fa molto bene ai giovani topi. Per essere più precisi, c’è qualcosa che riesce a migliorare le loro funzioni cognitive: si tratta dello xantumolo, una tipologia di flavonoide.

I flavonoidi sono composti che si trovano spesso nelle piante, e possono essere responsabili del loro colore; si trovano poi nella cioccolata fondente, nel vino rosso e nei mirtilli. Negli ultimi anni sono stati studiati molto approfonditamente, specialmente per conoscerne meglio i benefici nutritivi e gli effetti positivi sulla salute umana (per esempio per quanta riguarda il cancro, le infiammazioni, i problemi cardiovascolari). Molti flavonoidi hanno dimostrato inoltre di avere un ruolo specifico per quanto riguarda le funzioni cognitive.

Come spiega il nuovo studio pubblicato su Behavioral Brain Research, gli scienziati del Linus Pauling Institute e del College of Veterinary Medicine dell’Oregon State University ne stavano indagando le proprietà in funzione di un possibile utilizzo per trattare la sindrome metabolica, una condizione associata con obesità, elevata pressione sanguigna e deficit mnemonici associati all’invecchiamento. In alcune ricerche concentrate sul problema dell’obesità, lo xantumolo è infatti già stato usato con buoni risultati per ridurre la concentrazione di zuccheri nel sangue e il peso corporeo.

Quando utilizzato in dosi elevate (diversamente da quanto era stato fatto in associazione con le diete), i ricercatori hanno scoperto che lo xantumolo può aumentare le capacità di un individuo di adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente che lo circonda. Una maggior flessibilità cognitiva dunque, osservata tuttavia solamente sugli animali giovani; l’effetto non è stato infatti osservato su quelli più anziani. Il team di ricercatori lo ha scoperto sottoponendo un campione di roditori all’attraversamento di un classico labirinto, progettato espressamente allo scopo di testare le capacità cognitive.

“Il nostro obiettivo era determinare se lo xantumolo possa influenzare un processo che prende il nome di palmitoilazione, un normale meccanismo biologico che negli animali più anziani può tuttavia diventare dannoso”, spiega Daniel Zamzow, tra gli autori dello studio. “Lo xantumolo può accelerare il metabolismo, ridurre gli acidi grassi nel fegato e – perlomeno nei topi giovani – migliorare la flessibilità cognitiva e il ‘pensiero di alto livello’”. Sfortunatamente nei topi più anziani non riesce a ridurre la palmitoilazione, né a migliorare le performance cognitive. Almeno, non ci riesce con il dosaggio da noi previsto”. Questo flavonoide, come altri tra quelli più studiati, potrebbe svolgere un ruolo importante nella capacità di creare ricordi; uno degli elementi che sembrano emergere dallo studio, spiegano gli autori, è l’importanza di iniziare quando ancora si è giovani a trarre tutti i possibili benefici da un’alimentazione sana.

Come sottolineano gli scienziati, va ricordato che i livelli di xantumolo impiegati nella ricerca sono stati possibili solo grazie all’utilizzo di integratori. In quanto si tratta di un micronutriente piuttosto raro, in una dieta normale lo si potrebbe trovare nel luppolo utilizzato per la birra, ma “un essere umano dovrebbe bere duemila litri di birra al giorno per arrivare alla quantità da noi utilizzata”, spiega Kathy Magnusson, co-autrice dello studio. Per quanto riguarda l’assenza di risultati simili nei topi anziani, la ragione andrebbe cercata in due sub-unità del recettore NMDA, GluN1 e GluN2B; entrambe subiscono un declino nell’efficienza con l’avanzare dell’età, e si ipotizza siano associate alla capacità di creare ricordi e richiamare rapidamente alla mente quelli passati.

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Quinn Dombrowski, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".