WHAAAT?

Stegosauri da combattimento

Li abbiamo sempre immaginati come placidi dinosauri erbivori, ma una nuova scoperta fa luce sulle potenzialità letali della loro coda

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WHAAAT? Il venerdì casual della scienza – Un erbivoro goffo e pesante, che se ne andava in giro senza disturbare nessuno mangiando felci o brucando piante basse. È in questi termini che pensiamo agli stegosauri, ma secondo i paleontologi questi dinosauri avevano un lato oscuro, che finora ignoravamo: erano in realtà combattenti potenzialmente letali, e intraprendevano lotte decisamente violente per difendersi dai predatori.

La prova? Una ferita fatale nell’osso iliaco di un esemplare di allosauro, uno dei più grandi carnivori del Giurassico superiore, corrispondente alla forma di una spina della coda di uno stegosauro. Per infliggere una tale ferita, spiegano gli autori del nuovo studio presentato al meeting della Geological Society of America, è stata necessaria una grande destrezza. Ed è probabile che l’allosauro non sia poi sopravvissuto a lungo. Per quanto riguarda lo stegosauro, probabilmente non lo sapremo mai.

Non solo piante e tranquillità, dunque, visto che “un’infezione molto grave si è portata via una porzione di osso dell’allosauro grande quanto una palla da baseball”, spiega Robert Bakker, paleontologo dello Houston Museum of Natural Science. “Probabilmente questa infezione si è propagata verso i tessuti molli, i muscoli delle cosce, gli adiacenti intestini e gli organi riproduttivi”. Nei resti ritrovati non vi è segno di guarigione, il che porta a pensare che l’allosauro sia morto proprio a causa dell’infezione, qualche tempo dopo lo sfortunato incontro.

Code flessibili

Ferite molto simili si possono trovare sui cowboy da rodeo o sui loro cavalli, quando vengono trafitti da animali dalle corna lunghe. Un po’ come i grandi erbivori sfruttano le corna per difendersi, ad esempio i rinoceronti e i bufali, non è strano pensare che gli stegosauri facessero lo stesso. La differenza sta solo nel fatto che le loro armi per infilzare non erano posizionate sul capo, bensì sulla coda, che in base ai ritrovamenti fossili probabilmente se ne stava sospesa a circa 1 metro di distanza dal suolo.

Come spiega Bakker, “la maggior parte dei dinosauri aveva code che si facevano più rigide verso la fine”, ma non gli stegosauri. Che anzi vantavano imponenti muscoli proprio alla base, una notevole flessibilità e preciso controllo sul movimento fino alla punta della coda. “Le articolazioni della coda di uno stegosauro ricordano un po’ la coda di una scimmia. Erano pensate proprio per il combattimento su tre dimensioni”.

hqdefaultUna scena dal film di animazione Fantasia (Walt Disney, 1940)

Per colpire un allosauro a morte, probabilmente lo stegosauro posizionava la coda al di sotto del corpo del suo avversario e ruotava l’estremità finale, in modo da orientare le punte nella direzione voluta. A questo punto dovrebbe esservi venuta in mente la scena del film Fantasia (Walt Disney, 1940) riprodotta qui sopra, in cui un allosauro attacca uno stegosauro, il quale si difende strenuamente anche se finisce per perdere il combattimento. La scena è decisamente epica, al punto che fino all’ultimo l’abilità con la quale lo stegosauro sfrutta la sua coda lascia dubbiosi su quale potrà essere l’esito della lotta. E chissà, nella realtà, di lotte così quante ce ne sono state.

@Eleonoraseeing

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine apertura: Robert Bakker 

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".