CULTURA

Come il conflitto in Siria si sta portando via l’archeologia

Monitorate sei delle principali aree archeologiche siriane. Tra saccheggi e bombardamenti, tutta la storia che stiamo perdendo

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CULTURA – Forse non ci pensiamo quando scorriamo le pagine dei giornali dedicate ai conflitti in Medio Oriente, ma quella che noi chiamiamo Siria, altro non è che parte dell’antica Mesopotamia. Quello stesso lembo di terra bagnata dal Tigri e dall’Eufrate che tutti i ragazzi hanno incontrato nei propri studi. La terra di conquista da parte degli Imperatori romani come Traiano, Settimio Severo e dove hanno marciato gli Ittiti, i Sumeri, i Persiani.

Ebbene, c’è chi all’interno del conflitto armato che sta coinvolgendo la Siria si sta anche occupando delle conseguenze della guerra sull’immenso patrimonio culturale della Regione. È la American Association for the Advancement of Science (AAAS) una delle maggiori società scientifiche a livello mondiale, nonché editore di Science. L’Associazione ha analizzato 6 dei 12 siti che la Siria ha nominato come Patrimonio Mondiale dell’Umanità: Dura Europos, Ebla, Hama, Mari, Raqqa, e Ugarit, e una prossima relazione analizzerà gli altri sei siti. Quello che è emerso dai rilevamenti satellitari è che 4 su 6 di queste aree sono state pesantemente danneggiate e saccheggiate durante il conflitto.

Le immagini raccolte nel 2014 mostrano numerose fosse dove un tempo sorgevano le antiche città, che non apparivano nelle immagini scattate a partire dal 2011, quando il conflitto è iniziato. “Interpretiamo queste fosse come la prova di avvenuti saccheggi” spiega Jonathan Drake, ricercatore del programma AAAS.
“Queste immagini mostrano la distruzione di antichi manufatti, dell’architettura, e, soprattutto, dell’intero contesto archeologico della regione”, ha detto Katharyn Hanson, borsista presso l’Università della Pennsylvania e coinvolta nello studio. “Dalle origini della civiltà ai primi imperi internazionali, il patrimonio culturale della Siria è di vitale importanza per la nostra comprensione della storia.”

Il saccheggio più massiccio è quello che ha colpito Dura Europos, una città fondata nel III secolo a.C. che rappresenta una miscela di tradizioni culturali della regione, comprese le influenze romana, greca, mesopotamica, aramaica e persiana. Sulla base delle analisi delle immagini satellitari raccolte nel report di AAAS, il 76% della superficie all’interno della cinta muraria è stata danneggiata, e questo solo a partire dall’aprile scorso, mentre i saccheggi fuori dalle mura delle città sono stati meno frequenti, ma comunque numerosi.

Il secondo sito descritto nella relazione è Ebla, sede di un importante regno nella prima età del bronzo, circa nella metà del III millennio a.C.. ll sito è meglio conosciuto per il suo archivio di diverse migliaia di tavolette scritte che hanno rivoluzionato la nostra conoscenza della storia antica e dell’economia politica della regione. Qui le immagini mostrano 45 fosse dovute a saccheggi osservate in soli 12 mesi, dall’agosto 2013 all’agosto 2014, probabilmente dovute alla presenza di avamposti militari. Il sito infatti si trova su un’altura e fornisce dunque una buona visione della zona.

Anche l’antica città mesopotamica di Mari, fondata anch’essa all’inizio del III millennio a.C. e prosperata come nodo sulle rotte commerciali, presenta evidenti segni di saccheggio. Come Dura-Europos, Mari si trova nella provincia di Deir ez-Zor, che ha visto scontri violenti durante il conflitto. La regione dove si trova Mari è passata infatti sotto il controllo di ISIS nel mese di giugno 2014. Qui il saccheggio è stato devastante: 165 fosse scavate tra agosto 2011 e marzo 2014 e addirittura 1.286 solo tra marzo e novembre 2014, un tasso medio di 5,5 nuove fosse ogni giorno.

Il quarto sito fortemente danneggiato è Raqqa, dal 2013 al centro del conflitto in Siria. L’ ISIS ha preso il controllo della città nel mese di ottobre 2013 e nel mese di settembre 2014, gli Stati Uniti e i paesi partner hanno iniziato una campagna di attacco aereo contro l’ISIS proprio nei pressi di Raqqa.
Il danno osservato in prossimità di Raqqa inoltre sembra essere diverso da quello degli altri siti nell’analisi, che secondo il rapporto presentano scarse prove di un conflitto militare diretto. Questo fenomeno di saccheggio diffuso appare infatti troppo preciso e mirato per essere stato causato dalle forze militari e dai loro bombardamenti. “La spiegazione più plausibile – si legge nel report – è che le demolizioni nelle vicinanze dei confini delle aree culturali siano il risultato di azioni promosse proprio dall’ISIS”.

@CristinaDaRold

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Dr._Colleen_Morgan, Flickr

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.