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Dimentichiamo, ergo ricordiamo

Ricordare un evento passato è possibile grazie a un meccanismo cerebrale che lo fa emergere, grazie alla rimozione di tutti gli altri

14599057004_9dc53af6f9_zRICERCA – Perché ricordiamo un evento particolare del passato? Secondo un nuovo studio, pubblicato su “Nature Neuroscience” da un team di ricercatori delle Università di Birmingham e di Cambridge, la possibilità di richiamare alla memoria un ricordo è strettamente connessa alla cancellazione di altri ricordi.

Ogni tanto capita di ricordare eventi passati e di scordarne di altri. Perché? Che cosa avviene nel nostro cervello? Da tempo gli scienziati se lo chiedono, anche se questo tipo di studi sono molto complicati. Da qualche tempo però, grazie a tecniche di imaging, è possibile associare l’attività cerebrale direttamente ai singoli ricordi.

Un gruppo di ricercatori, guidati dalla ricercatrice Maria Wimber, ha quindi monitorato attraverso risonanza magnetica funzionale l’attività cerebrale di 24 volontari. Ai soggetti è stato chiesto di effettuare diversi test di memoria, come associare memorie individuali o parole ad alcune immagini.

Il risultato è stato che le singole “tracce” venivano inizialmente attivate e poi soppresse: la memoria di un evento passato, infatti, è composto dal ricordo di singoli elementi e quando cerchiamo di ricordarne uno, il nostro cervello inbisce e sopprime gli altri che potrebbero andare in conflitto.  Per la prima volta si è quindi riusciti a isolare il meccanismo di oblio nell’essere umano: per far emergere i singoli ricordi, vengono inibiti gli altri. In altre parole ricordiamo perché dimentichiamo.

“Generalmente – ha detto Michael Anderson, uno degli autori dello studio – si ritiene che pensare o dimenticare siano processi passivi: la nostra ricerca rivela che le persone sono più coinvolte di quanto ritengano nel dare forma a ciò che ricordano della propria vita”. Il fatto che ricordare significhi dimenticare qualcosa è un risultato che potrebbe aiutare persone che hanno problemi legati a brutti ricordi del passato. Non solo, può anche aiutarci a comprendere i meccanismi della memoria selettiva e come si creano i falsi ricordi, con potenziali applicazioni.

Quando la polizia interroga il testimone di un crimine, lo obbliga a ripetere la sua versione numerose volte, e se viene meno la sicurezza nel riferire alcuni dettagli la sua affidabilità diventa dubbia. Ma lo studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Birmingham e dell’Università di Cambridge  ha ora dimostrato che il degradarsi dei ricordi è un fenomeno fisiologico, dovuto proprio al richiamare ripetutamente la memoria di un evento. In sintesi, ricordare è uno dei meccanismi per cui si dimentica.

“Quando un testimone – continua Wimber – viene sollecitato a raccontare informazioni specifiche su un evento e viene interrogato più e più volte, questa ripetizione potrebbe andare a discapito dei ricordi ad esso associati, dando l’impressione che la sua memoria sia discutibile. Effettivamente il richiamo ripetuto di quei dettagli ne sta causando la degradazione.”

Questa ricerca quindi, da un lato ci aiuta a capire il funzionamento dei nostri ricordi, dall’altro apre interessanti prospettive legate al trattamento e la comprensione di disturbi legati a ricordi traumatici o a quelli creati artificialmente dalla nostra mente.

@FedeBaglioni88

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Allan Ajifo, Flickr

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Federico Baglioni
Biotecnologo curioso, musicista e appassionato di divulgazione scientifica. Ho frequentato un Master di giornalismo scientifico a Roma e partecipato come animatore ai vari festival scientifici. Scrivo su testate come LeScienze, Wired e Today, ho fatto parte della redazione di RAI Nautilus e faccio divulgazione scientifica in scuole, Università, musei e attraverso il movimento culturale Italia Unita Per La Scienza, del quale sono fondatore e coordinatore. Mi trovate anche sul blog Ritagli di Scienza, Facebook e Twitter @FedeBaglioni88