WHAAAT?

Qual è il sottofondo perfetto per lavorare?

Musica, rumore bianco oppure i suoni che imitano lo scorrere dell'acqua e il frusciare di foglie in un bosco. Da uno studio la soluzione migliore per migliorare l'umore e la produttività

15967894393_d8878d9b7d_zWHAAAT? Il venerdì casual della scienza – Inutile negarlo: da quando eravamo piccoli e volevamo fare i compiti con la tv con i cartoni in sottofondo fino a quando, lavorando, ci piacerebbe tanto ascoltare quel nuovo cd, il binomio concentrazione-musica presenta non poche difficoltà. Ma per chi si affida invece ai suoni naturali, per immaginarsi la scrivania immersa in una foresta, accanto a una cascata o su una spiaggia, arriva una buona notizia: non solo questo tipo di sottofondo fa bene all’umore, ma dà anche una spinta alle performance cognitive, senza conseguenze negative sulla concentrazione. Anzi. Lo dice una nuova ricerca del Rensselaer Polytechnic Institute, presentata al meeting annuale dell’Acoustical Society of America.

Per migliorare l’acustica degli uffici moderni, premettono gli scienziati, spesso vengono studiati sistemi di sound masking, per aumentare il suono di sottofondo delle stanze in modo da rendere meno fastidiosi i rumori che potrebbero distrarre e impedire che le voci si sentano ben al di là del muro che separa due ambienti. Più relax e più privacy. “Se sei vicino a qualcuno puoi capire quello che dice. Ma via via che ti allontani il parlato viene ‘oscurato’ dal segnale pensato apposta per mascherarlo”, spiega Jonas Braasch, esperto di acustica e musicologo del Rensselaer. I sistemi di sound masking sono progettati appositamente per ogni spazio, installati spesso sotto forma di speaker ben nascosti nel soffitto. Che rumore fanno? Il cosiddetto white noise, rumore bianco.

L’obiettivo di Braasch e i suoi collaboratori era capire se questo rumore bianco potesse essere sostituito da segnali ispirati da suoni naturali, e se l’efficacia fosse la stessa o addirittura migliore anche per rilassare i lavoratori. Un’idea ispirata da uno studio precedente, in cui i ricercatori si sono resi conto che la capacità di ri-concentrarsi delle persone è più elevata quando sono esposti a suoni legati alla natura rispetto al classico rumore bianco. Confermata l’importanza dell’illuminazione corretta nell’ambiente di lavoro, anche l’udito – insieme alla concentrazione – voleva la sua parte.

Insieme alla ricercatrice Alanna DeLoach, Braasch ha fatto ascoltare a 12 persone tre diversi tipi di stimoli acustici (rumori da ufficio con in sottofondo il convenzionale segnale elettronico, rumori da ufficio con una “maschera” di suoni naturali, rumori da ufficio senza alcun tipo di maschera): nel frattempo tutti i partecipanti dovevano portare a termine alcuni compiti che richiedevano concentrazione, proprio come succede in una normale giornata di lavoro. Il suono naturale, che ha mostrato di essere ben più efficace rispetto ai classici rumori bianchi, riproduceva lo scorrere dell’acqua in un ruscello montano, racconta DeLoach, “ed è caratterizzato da una casualità tale da non costituire distrazione per gli ascoltatori”.

I benefici di questo tipo di sottofondo potrebbero andare ben oltre l’ambiente di lavoro: secondo Braasch nulla vieta di sperimentarne l’efficacia anche in altri tipi di realtà, per esempio per migliorare l’umore dei pazienti bloccati in stanze d’ospedale. Ma per andare alla radice del problema – se siete un grande manager che vuole dipendenti felici e produttivi – non necessariamente serve ricorrere a un sottofondo di questo tipo. Basta spostare la vostra sede di lavoro vicino al mare o in mezzo a un bosco. E sareste subito il capo dell’anno, perché nei posti belli tutto riesce meglio. Facile no?

@Eleonoraseeing

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

Crediti immagine: Alessandro Caproni, Flickr

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".