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La grande incognita della Brexit, tra migranti e Horizon 2020

Ogni settimana le principali notizie dal mondo della cooperazione scientifica internazionale

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SCIENCE & DIPLOMACY – Adesso che l’emergenza Grexit, l’uscita forzata della Grecia dalla zona euro, sembra ormai passata, la tormentata storia dell’Unione Europea vede profilarsi all’orizzonte un altro grande problema: attraverso una strategia detta “Brexit” il Regno Unito di David Cameron vorrebbe affrancarsi dall’Unione, considerata non più un posto dove gli interessi britannici hanno un degno ruolo. Gli scienziati inglesi hanno già iniziato a tremare. E a protestare.

David Cameron ha vinto le recenti elezioni soprattutto utilizzando il grimaldello dei migranti per accelerare i suoi piani di uscita dall’UE, e vorrebbe sostituire l’adesione all’Unione (che già gode di notevoli opt-out, ovvero clausole che escludono la Gran Bretagna dall’applicazione di certi trattati o parti di trattati) con una “partnership privilegiata“. Sembrerebbe un piano perfetto, quasi diabolico, se non fosse per un precedente che ha messo in allarme tutto il mondo accademico inglese.

Nel febbraio del 2014 in Svizzera si è tenuto un discusso referendum “contro l’immigrazione di massa”, che ha visto vincere, sebbene con un piccolo margine, chi spingeva per chiudere le frontiere alla libera circolazione di persone all’interno dell’Europa (la Svizzera non fa parte dell’UE ma aderisce a numerosi trattati europei). La reazione di Bruxelles fu immediata e durissima: una delle prime risposte fu quella di escludere la comunità scientifica elvetica da Horizon 2020, il programma comunitario di finanziamento alla ricerca da 80 miliardi di euro, sostanzialmente togliendo gran parte dei fondi alla ricerca del Paese alpino. In parte, questa reazione era dovuta anche al fatto che ricercatori europei in Svizzera avrebbero dovuto essere “espulsi” a seguito dei risultati referendari. Le autorità svizzere, che avevano osteggiato il referendum, cercarono di mediare, sfruttando i 3 anni di tempo che per legge possono trascorrere tra un referendum e la sua applicazione.

Formalmente la Svizzera, che aveva avuto una performance eccellente durante il precedente programma europeo di finanziamento alla ricerca (FP7), fino al momento del referendum era un “paese associato”, godendo sostanzialmente di una parità di accesso ai fondi rispetto ai paesi dell’Unione. Immediatamente dopo la proclamazione dei risultati fu declassato a “paese terzo” (come un qualsiasi paese di un altro continente). Questo nuovo status poneva serie limitazioni alla partecipazione a Horizon 2020, tra l’altro escludendo la Confederazione alpina anche da programmi come Erasmus+ o i fondi Marie Curie. In un primo momento la Svizzera tentò di tornare allo status precedente, prendendo come esempio l’accordo tra Israele e la UE (che, però, era anch’esso in discussione), ma Bruxelles negò questa possibilità. In attesa che il governo svizzero applichi il risultato referendario, si è giunti a definire la Svizzera “paese parzialmente associato“, ovvero può accedere ai fondi di H2020 ma con alcune limitazioni e, soprattutto, con un orizzonte temporale ben definito, il 2016 (quando scadono i termini per l’avvio dell’applicazione del risultato referendario).

Tutto fa pensare che  Bruxelles si muoverà in modo simile anche con la Gran Bretagna, in caso essa voglia effettivamente uscire dall’Unione. Se il mancato accesso ai fondi UE è stato un grosso problema per la Svizzera, per la Gran Bretagna sarebbe un problema enorme. Una buona parte dell’infrastruttura accademica inglese si regge su fondi europei e alcune stime indicano che la Gran Bretagna potrebbe ottenere addirittura il 20% dei fondi dell’European Research Council e essere a capo del 20% dei progetti di ricerca in ambito sanitario.

Cavalcare le paure di un'”invasione dei migranti” è facile e paga bene in termini elettori. Ma le conseguenze per il sistema accademico britannico, fiore all’occhiello della cool Britannia, sarebbero devastanti.

Big Science

ERC – Lo European Research Council ha celebrato recentemente l’assegnazione del grant numero 5000, concessa ad una microbiologa croata. Attualmente, circa il 20% delle borse erogate dall’ERC sono date a donne e per favorirne la partecipazione si sono stabiliti criteri particolari per chi ha figli piccoli a carico.

Europa

UE – Avevamo già parlato (in questo articolo) del movimento che si era creato intorno alla nuova riforma del copyright che è in discussione al parlamento europeo. Il mondo accademico ha in questi giorni conseguito la sua prima vittoria: il comitato per gli affari legali del Parlamento Europeo ha dato parere favorevole affinché si possa fare estrapolazione di dati (data mining) gratuita dai giornali scientifici, ai soli fini della ricerca scientifica. E’ solo un primo passo (gli editori, presumibilmente, si concentreranno sul voto dell’assemblea intera), ma importante.

Mondo

ARABIA SAUDITA – L’isolamento di Mosca da parte dell’occidente fa gola a molti paesi, desiderosi di sfruttare il bisogno russo di rilanciare la propria immagine. L’ultima in ordine di tempo è l’Arabia Saudita, che pochi giorni fa ha concluso un accordo sulla cooperazione in ambito nucleare per scopo civile e di ricerca.

CINA – “Dobbiamo lavorare con gli Stati Uniti per imparare la loro scienza avanzata, in particolare per quanto riguarda la nostra strategia nazionale di lotta ai tumori, in particolare per quanto riguarda la diagnosi precoce, i trattamenti mirati e la prevenzione”, ha detto il vice-Premier cinese Liu Yandong durante un incontro per definire i termini di un accordo di cooperazione scientifica e sanitaria con l’Università del Texas.

@gia_destro

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Crediti immagine: Vaughan Leiberum, Wikimedia Commons

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