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Un nuovo spazio per scienza e cultura a Bologna

Aperto in anteprima il 26 giugno per una presentazione ufficiale, l'Opificio Golinelli ha una superficie di 9 mila mq e verrà inaugurato a ottobre


CULTURA – È ancora vuoto, ma già mostra la sua personalità: un ex edificio industriale che si trasforma in “un centro per la conoscenza e la cultura”, dove chiunque, da zero a 99 anni, possa studiare “le interconnessioni tra arte e scienza”, sviluppando “metodi didattici innovativi per stimolare la creatività, la passione, lo spirito critico, la capacità di imparare, i valori etici, l’apertura a una visione multiculturale della società”. Parole di Marino Golinelli, l’imprenditore che attraverso la sua omonima fondazione è l’artefice di questa nascita in via Paolo Nanni Costa a Bologna, in un’area che Bologna ha cominciato a riqualificare.

L’inaugurazione ufficiale arriverà il primo fine settimana di ottobre, ma la Fondazione ha deciso di mostrarlo in anteprima, come si fa per le grandi gallerie e i grandi musei internazionali dopo una ristrutturazione. Sviluppato su 9 mila metri quadrati (di cui 3 mila dedicati alle aule didattiche) e costato complessivamente 12 milioni di euro, accoglierà 150 mila visitatori all’anno, con una capienza massima di 750 persone in contemporanea. Un luogo dal nome antico, opificio, un luogo dove si fanno le cose e che rimanda all’idea fissa di Marino Golinelli, quella di coniugare “sapere e saper fare”.

In Italia, quella di Marino Golinelli è una figura rara: il filantropo. Dopo una lunghissima carriera nel campo della farmaceutica (la sua Alfa Biochimici è stata fondata da lui stesso nel 1948), nel 1988 apre una fondazione che in questi 27 anni si è occupato di sostegno alla ricerca, divulgazione scientifica (tra le attività più note, il festival Arte e Scienza in Piazza) e oggi si vuole concentrare sull’educazione e l’innovazione. A 95 anni, durante la presentazione, si è detto “fortunato e felice”. Fortunato per la sua vita di successi, di curiosità appagate, di soddisfazioni con la sua impresa e con la sua Fondazione. Felice, perché si realizza il sogno di una “cittadella dei saperi”, di tutti i saperi, in cui coltivare le conoscenze, le capacità e gli strumenti che serviranno ai giovani di oggi per affrontare il futuro. È una visione, questa del restituire alla società una parte della propria fortuna, che ha uno stampo più anglosassone, dove è normale che chi ha avuto molto condivida con la società.

Gongolava il sindaco di Bologna Virginio Merola, che ha ringraziato Golinelli e ha voluto sottolineare come saper attrarre e saper accogliere, come è nella vocazione dell’Opificio, sono due tratti essenziali perché una città, un territorio, un paese possano guardare con fiducia al proprio futuro. Ed è stato fortunato, dato che nemmeno due anni fa, a pochi passi da qui inaugurava il MAST, la Manifattura di Arti Sperimentazione e Tecnologia, anche quella volontà di un’industriale, Isabella Seragnoli. Luoghi che possono contribuire a cambiare il volto della città, con una forte vocazione ai saperi scientifici, alla tecnologia e al superamento di barriere tra i saperi.

Di fronte a rappresentanti di altre decine di realtà imprenditoriali di tutt’Italia, a presidenti e direttori di diverse fondazioni bancarie e private, il Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, invitato alla serata, ha semplicemente chiesto loro “di fare come Marino Golinelli”. Adesso che c’è anche l’agevolazione fiscale se si investe in cultura le scuse non dovrebbero più esserci, ma “non è che ho la fila di imprenditori che bussano alla mia porta”. La visione di Marino Golinelli assume allora un peso specifico anche maggiore, in un paese in cui ci si lamenta dalla scarsa valorizzazione del nostro patrimonio, materiale e immateriale, ma dove poi le azioni concrete sono sempre insufficienti.

Ma a lasciare a bocca aperta, in questi locali investiti dalla luce della serata bolognese, è l’orizzonte temporale con cui opera la Fondazione. Antonio Danieli, il direttore, ha parlato esplicitamente del 2065. Non è una data presa a caso, ma quella distanza temporale per cui i bambini di oggi saranno la fascia adulta: bisogna costruire ora, per loro e con loro, le conoscenze e le capacità per arrivare là e avere in mano qualche strumento che permetta loro di orientarsi. Da qualche decennio si parla sempre più intensamente della società della conoscenza. Dovrebbe essere quella in cui viviamo già oggi o ci apprestiamo a vivere. Mentre molti arrancano, dentro e fuori al mondo della cultura e della politica, Marino Golinelli e la sua Fondazione ci hanno già messo casa.

@ogdabaum

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.

Crediti immagini: Fondazione Golinelli

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Marco Boscolo
Science writer, datajournalist, music lover e divoratore di libri e fumetti datajournalism.it