Il tranello della Valvola verde
In agosto a Milano non si trova un idraulico laureato in ingegneria neanche a pagarlo, tocca avventurarsi nei condotti senza scorta.
IL PARCO DELLE BUFALE – Attraverso la redazione che non dorme mai, la custode apprende che su Facebook il lettore Adriano B. le scrive
Cara Sylvia, questa volta una bufala te la segnalo io: … indovina dove sta il tranello della notizia che spero non essere vera perché se lo fosse … Emoticon wink
Grazie, molto gentile. La custode s’infila gli occhiali e nel tranello. La notizia è un comunicato stampa emesso dal Politecnico di Milano il 27 luglio scorso:
Recuperare energia dalle valvole di regolazione. Nuovo brevetto del Politecnico di Milano per impianti industriali e idraulici
I fluidi che scorrono negli impianti industriali generano energia… che va sprecata. Per evitarlo, il Politecnico di Milano ha brevettato valvole di nuova generazione che, mentre regolano il flusso, recuperano energia rendendola disponibile ad un reimpiego diretto o all’immissione in rete. L’energia recuperabile da tali flussi raggiunge livelli significativi: per avere un’idea dell’energia che viene dissipata su una singola valvola di un impianto di distribuzione di un acquedotto, dove il fluido scorre con potenza durante l’intero corso della giornata, basti pensare che questa si aggira sui 60-100 MWh/anno, equivalente al consumo annuale di 17-28 famiglie medie in Europa.
Per ora si tratta di una richiesta di brevetto per una “GreenValve” inventata dal prof. Stefano Malavasi, pubblicata in italiano il 10 aprile scorso e in inglese e altre lingue tra il 2013 e il 2014. Oggetto di una tesi di laurea, il dispositivo è in fase di promettente sviluppo.
Certo, è meglio indicare la potenza senza né l’ora né l’anno, ma in quei giorni a Milano faceva un caldo tremendo e spuntavano fuori persino i kWWh/mese. Altri scaglino la prima pietra, la custode ha code di paglia proprie cui badare, l’idea le pare sensata e utile: si applica a qualunque fluido, comprimibile o meno, anche all’aria.
Allora si può mettere una pala eolica sul tetto dell’auto e diventa una Tesla, dice un conoscente. Ge-nia-le! si entusiasma la custode, già prevede di montarne una sul casco per la bici per farla diventare una moto elettrica.
A leggere il brevetto, quella speranza viene un po’ delusa. All’interno della valvola c’è una specie di ventola – la girante – con un numero di pale che dipende dal fluido che passa nel condotto, poche se è molto denso, di più nel caso dell’acqua o di un gas. Deve regolare il flusso con maggior precisione delle valvole attuali e, mentre c’è, trasmettere a un albero il moto impresso alla ventola e trasformarlo in energia meccanica, per esempio per azionare “un ventilatore”, o elettrica collegando l’albero a un generatore.
Da un decennio si inseriscono mini-turbine a monte della valvola in Italia e altrove, non sarebbe una gran rivoluzione. “Pessimisticamente”, scrive il brevetto-richiedente, il dispositivo ha un’efficienza di 0,5 nel caso di un impianto per l’erogazione dell’acqua, un po’ meno di quella per una mini-turbina a monte. A seconda del diametro della tubatura, volume e pressione in entrata, coefficiente di flusso e angolo di apertura della valvola, la potenza varia da 34,7 a 4,2 kW. Se il flusso viene intercettato 24 ore al giorno, nel giro di un anno eroga da 150 a 35 MW/ora. Come minimo la valvola si auto-alimenta.
Caro Hadrien, la custode sarà ottimista ma il tranello non riesce proprio a vederlo… Emoticon facepalm.
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Crediti immagine: Robbie Sproule, Flickr; DICA/Politecnico di Milano