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Nanoparticelle come castelli di sabbia

In involucri oleosi, le catene di particelle rispondono alla variazione di temperatura legandosi o frammentandosi. Interessante per progettare nuovi materiali

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RICERCA – Secondo uno studio pubblicato su Nature Materials, per costruire catene di nanoparticelle all’interno di un liquido in modo da costruire minuscoli robot con giunture flessibili, è necessario ritornare bambini e ricordarci dei nostri castelli di sabbia.
Ad affermarlo un gruppo di ricercatori della North Carolina State University e della University of North Carolina-Chapel Hill, secondo cui nanoparticelle magnetiche racchiuse in involucri oleosi possono unirsi sott’acqua, esattamente come fanno le particelle di sabbia quando hanno una giusta quantità di acqua, che rimangono incollate le une alle altre permettendoci di realizzare le nostre creazioni.

“Siccome l’olio e l’acqua non si mescolano, l’olio bagna le particelle e crea dei ponti di collegamento fra di loro, e così rimangono incollate insieme una volta entrate in contatto” racconta Olid Velev, primo autore dello studio.
“A questo punto basta aggiungere un campo magnetico perché si formino le catene di nanoparticelle e per dare loro la direzionalità”

Raffreddare l’olio produce lo stesso effetti di asciugare il castello di sabbia. Da 45 a 15 gradi celsius i ponti fra le particelle si indeboliscono e la catena tende a frammentarsi, per riunificarsi una volta che le temperature si risollevano. Tornando ai 45 gradi infatti, l’olio si liquefa e il campo magnetico ritorna ad agire sulle particelle.

“In altre parole, questo materiale risponde alle variazioni di temperatura, non c’è bisogno di nessun agente chimico” concludono gli autori.

@CristinaDaRold

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: William Cho, Flickr

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.