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La chimica per trasformare la pelle in neuroni

I risultati di due nuovi studi eseguiti in Cina

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RICERCA – Due laboratori cinesi sono riusciti in maniera indipendente a trasformare le cellule della pelle in neuroni, il primo gruppo utilizzando cellule umane provenienti da individui malati di Alzheimer, e il secondo gruppo a partire da cellule di topo. In entrambi i casi per questa metamorfosi non è servito altro che un “cocktail” di composti chimici, che era l’ipotesi che i ricercatori si erano proposti di verificare. Entrambi gli studi sono stati pubblicati su Cell Stem Cell.

L’obiettivo degli autori era capire se i metodi chimici potessero fornire una valida alternativa ai metodi utilizzati tradizionalmente, che fanno uso di fattori di trascrizione.

“Le piccole molecole sono in grado di modulare la trascrizione neuronale e quindi favorire la transizione” racconta Jian Zhao della Tongji University.

Questo studio mostra inoltre che un protocollo che fa uso solo di agenti chimici funziona anche nel caso in cui le cellule della pelle provengano da malati di Alzheimer, senza bisogno di utilizzare le cosiddette cellule staminali pluripotenti indotte. Un importante risultato nel campo della ricerca sulle malattie neurologiche degenerative. La riprogrammazione cellulare è considerata infatti un’alternativa per una potenziale terapia cellulare per curare disturbi neurologici, ma la “prova del nove” ancora non è definitiva.

Il secondo studio ha identificato inoltre un ingrediente chiave: I-BET151, che agisce come soppressore nella trascrizione delle cellule della pelle di topo, favorendo la transizione verso la formazione dei neuroni.

“Rispetto ai fattori di riprogrammazione tradizionali, le piccole molecole che abbiamo utilizzato noi sono più facili da sintetizzare” proseguono gli autori. “Inoltre, la scelta di usare agenti chimici permette di raffinare il metodo, regolando la concentrazione delle molecole. È un approccio che non pone sfide tecniche e preoccupazioni sulla sicurezza delle manipolazioni genetiche. Tutti fattori che potrebbero rivelarsi molto promettenti in futuro.”

Al momento una delle più grosse sfide che si sono posti gli autori per il futuro è quella di riuscire a generare specifici sottogruppi neuronali da utilizzare nella cosiddetta medicina traslazionale, utilizzando unicamente un approccio chimico. Per medicina traslazionale si intende un approccio atto a trasferire in breve tempo le nuove conoscenze prodotte dalla scienza di base a quella biomedica, per creare applicazioni diagnostiche e terapeutiche innovative.”
“Secondo noi è possibile generare differenti sottotipi di neuroni usando un approccio simile – conclude Zhao – semplicemente modificando in piccola parte i nostri “cocktail chimici”, per esplorare sempre di più come essi potrebbero agire in organismo affetti da disturbi neurologici”.

@CristinaDaRold

Leggi anche: Primo trapianto di neuroni da cellule della pelle

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: University of Michigan, Flickr

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.