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Ecco Ava, il dinosauro-pony

Da alcuni scavi condotti nella Judith River Formation, negli Stati Uniti, sono emerse le ossa di un dinosauro erbivoro. Potrebbe essere una nuova specie

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SCOPERTE – “Un pony grasso con la testa grossa e cornuta”. Così Anthony Maltese della Triebold Paleontology, Inc. ha definito la nuova specie di dinosauro erbivoro appena presentata a Woodland Park, nel Montana (USA).

Per tutti è però noto come “Ava” a causa della somiglianza con l’Avaceratops lammersi, ceratopside noto dalla metà degli anni Ottanta. Come quest’ultimo, la nuova specie aveva una coda piuttosto lunga e viveva nelle stesse zone, cioè nell’entroterra dell’Ovest del tardo Cretaceo, circa 75 milioni di anni fa.

Alto un metro e venti e lungo tre metri e mezzo, l’esemplare è stato scoperto durante gli scavi presso la Judith River Formation, zona ricca di fossili in cui venne ritrovato anche l’Avaceratops. L’animale aveva un fisico paragonabile a “un piccolo di rinoceronte di due o tre anni” secondo Maltese, la cui azienda ha iniziato dissotterrare lo scheletro da un ranch privato nel 2012.

“Questa sarebbe la terza nuova specie che vedo quest’anno di dinosauri cornuti di questo tipo”, ha spiegato Maltese. Va infatti tenuto presente che una nuova specie di dinosauro viene scoperta ogni due mesi circa. “Di solito, quando stai dissotterrando un dinosauro, uno scheletro completo dal 50% in su è un ottimo risultato. Ma in questo caso l’85% dell’animale è qualcosa di grandioso”.

La conferma definitiva sull’appartenenza a una nuova specie verrà da parte di esperti esterni. Nel frattempo, al centro sono tutti convinti che “Ava” non sia un Avaceratops: “Ci sono state sufficienti differenze così che eravamo sicuri di aver trovato qualcosa di completamente nuovo”.

Utilizzando per lo più pennelli e strumenti a mano, la squadra della Triebold Paleontology ha trascorso quattro mesi per rimuovere dall’arenaria compatta il cranio e le circa 200 ossa disarticolate, tutte in condizioni eccellenti. Queste sono state poi trasportate al laboratorio high-tech del centro, ove sono stati restaurate e da cui sono stati creati dei calchi. Le ossa mancanti sono state ricostruite grazie a immagini speculari digitali e a stampanti 3D. Senza queste tecnologie ci sarebbero voluti più di tre anni per ricostruire l’intero esemplare, “forse cinque o dieci anni” sottolinea Maltese.

Se il calco resterà al centro, inaugurando anche la mostra itinerante “Darwin and the Dinosaurs” – come Triebold ha confermato – i resti originali di “Ava” saranno invece acquisiti da un museo o da un’altra istituzione. Prima, però, faranno la gioia dei presenti al meeting annuale della Society of Vertebrate Paleontology di Dallas.

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Rocky Mountain Dinosaur Resource Center, Woodland Park, CO

 

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