Bella e possibile: le ultime frontiere dell’auto elettrica
Convertire il parco macchine in veicoli elettrici, con una particolare attenzione all'ambiente e alla salute umana: quanto è fattibile il progetto?
APPROFONDIMENTO – L’auto del futuro è elettrica e si guida da sola. Sembrerebbero andare in questa direzione le ricerche di frontiera sui mezzi di trasporto, dagli studi di chimica di base per rendere più efficienti le batterie ai design futuristici.
L’energia da fonti fossili, si sa, è in rapido esaurimento. Inoltre, ci sarebbe da risolvere il problema delle emissioni di inquinanti in atmosfera, che, nonostante i progressi e i perfezionamenti tecnici dei motori e dei filtri, rimangono ancora troppo elevate.
L’auto elettrica potrebbe almeno in parte risolvere il problema delle emissioni di anidride carbonica, a patto di evitare il circolo vizioso: l’energia che la alimenta non deve essere prodotta a sua volta da combustibili fossili, ma devono essere incentivate fonti alternative e più sostenibili (ne abbiamo parlato qui).
In pratica…funzionerebbe?
Tuttavia, quando si parla di auto elettriche, sorgono una serie di domande sulla effettiva fattibilità del progetto. Uno scenario in cui circolano solo auto elettriche è possibile? A questo interrogativo hanno provato a dare una risposta gli informatici dell’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’Informazione del Cnr di Pisa, che hanno sviluppato un software in grado di simulare uno scenario in cui tutte le auto si trasformano in veicoli elettrici da un giorno all’altro, “Come per magia”, sorride Salvatore Rinzivillo, ricercatore all’Isti. “Siamo partiti dai dati attuali di circolazione, per capire in che modo viene utilizzata di solito l’auto”, racconta lo scienziato.
Il gruppo di ricerca si è immaginato veicoli che si ricaricano a casa, grazie a collegamenti con prese speciali. Questo scenario consentirebbe di aggirare sia i costi elevati che i tempi lunghi di installazione di centraline per il rifornimento. “Così circa l’80% della popolazione sarebbe in grado di portare a termine tutte le attività quotidiane, riuscendo comunque a tornare a casa in tempo utile per la ricarica”, nota Rinzivillo.
Naturalmente ci sono differenze a seconda del comune di residenza, e anche all’interno della stessa città la situazione cambia a seconda dei giorni della settimana. “Nei piccoli centri le persone si spostano di più e non sempre la carica sarebbe sufficiente. Inoltre i veicoli elettrici ancora non riuscirebbero a coprire gli spostamenti più lunghi, come le gite fuori porta del week-end”, prosegue il ricercatore, che per risolvere questi problemi ipotizza un’alternanza di auto: auto elettrica di proprietà durante la settimana e auto a benzina in car sharing per il week-end.
“Oppure si potrebbe pensare di installare delle centraline di ricarica veloce lungo le strade principali”, conclude Rinzivillo.
Migliori batterie
Tuttavia, anche quando si parla di “ricarica veloce” in riferimento ai veicoli elettrici, i tempi sono sempre piuttosto dilatati rispetto a quelli di rifornimento a cui siamo abituati.
Anche in questo campo gli scienziati sono impegnati a cercare soluzioni che vadano al di là dell’idea di inserire la centralina per la ricarica all’interno di complessi dotati di negozi e locali, in cui l’utente può fare shopping in attesa del rifornimento.
Per esempio un gruppo di ricerca della University of California sta mettendo a punto batterie in nanofibre di silicio, che promettono un rendimento fino a 10 volte superiore rispetto a quelle attuali.
A Saragozza, al Research Centre for Energy Resources and Consumption, gli ingegneri stanno studiando un sistema di ricarica wireless per le auto elettriche. Al momento il sistema funziona solo se il veicolo è fermo e perfettamente allineato alla piastra magnetica della stazione di rifornimento, ma come cambierebbe lo scenario se si riuscisse a effettuare le ricarica anche mentre il veicolo è in movimento?
Autobus modulare
Il problema delle emissioni non riguarda solo le auto private ma anche il trasporto pubblico. Tommaso Gecchelin è un design freelance che ha progettato un’autobus grande quanto una smart ma in grado di trasportare fino a 6 persone. Next, così si chiama la vettura dell’ambizioso progetto, si guiderà da sola, ma l’aspetto che la rende innovativa è la sua struttura modulare.
Per capire il progetto del trentenne veneziano basta immaginare una serie di moduli, ognuno dei quali è costituito da una vettura lunga circa 3 metri e in grado di muoversi in maniera autonoma. All’occorrenza – per esempio nell’ora di punta – due o più di questi moduli possono saldarsi tra loro per condividere una parte del percorso risparmiando energia e riducendo di conseguenza le emissioni. L’idea, al momento, è poco più di un disegno, ma Tommaso insieme a un amico ha già fondato un’azienda nella Silicon Valley per cercare finanziatori per produrre il primo prototipo.
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Crediti immagine: Maarten Takens, Flickr