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Cancro, non è vero che ci si ammala sempre di più

Elementi cruciali sono ancora oggi i fattori di rischio, come fumo, alcol e obesità

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APPROFONDIMENTO – Come avevamo evidenziato nella scorsa puntata, circa un uomo su 2 e una donna su 3 si vedrà diagnosticare il cancro nel corso della propria vita. Una diagnosi di tumore su 10 avviene prima dei 50 anni di età, 4 su 10 fra i 50 e i 69 anni e la restante metà oltre i 70 anni. Si tratta di percentuali altissime, che stanno aumentando a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Se calcoliamo invece gli andamenti temporali al netto dell’invecchiamento scopriamo una riduzione dell’incidenza del complesso dei tumori nel sesso maschile (–2,8%/ anno dal 2006 al 2015) per l’effetto combinato della riduzione delle diagnosi di tumori del polmone e della prostata, e un andamento in lieve crescita per i tumori femminili. In generale si stima che in Italia si verifichino, nel corso dell’anno, circa 363.000 nuove diagnosi di tumore (esclusi i carcinomi della cute), di cui oltre 194.000 (54%) fra gli uomini e 169.000 (46%) fra le donne. Si tratta dei dati riportati nel report “I numeri del cancro in Italia nel 2015” che abbiamo già iniziato a raccontare nella puntata precedente.

Mammella e colon in primis

Nella popolazione nel suo complesso, il tumore della mammella è diventato il tumore più frequente (14% del totale), seguito dal tumore del colon retto (13%). Seguono il tumore della prostata (11%), del polmone (11%) e della vescica (7%). Esclusi i carcinomi della cute, i cinque tumori più frequentemente diagnosticati fra gli uomini sono la prostata (20%), il polmone (15%), il colon retto (14%), la vescica (11%) e lo stomaco (5%); e tra le donne: la mammella (29%), il colon-retto (13%), il polmone (6%), il corpo dell’utero (5%) e la tiroide (5%)

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Come si diceva però, la buona notizia è che se si calcola l’incidenza del cancro al netto dell’invecchiamento della popolazione, solo alcune forme tumorali stanno aumentando: il cancro del polmone e dell’utero nelle donne, al testicolo e al rene negli uomini e i casi di melanoma per entrambi i sessi. Per il resto le percentuali sono le medesime e in certi casi si notano persino dei decrementi di frequenza, per esempio nel caso del cancro a esofago, stomaco, fegato, polmone nell’uomo, cervice uterina e ovaio nella donna.

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Quanto contano i fattori di rischio?

Le cause del cancro sono molteplici, ma di certo esistono dei fattori di rischio correlati all’incidenza della malattia, come il fumo, l’alcol, l’obesità e la scarsa attività fisica, ed è un grave errore pensare che si tratti di un legame secondario, come dimostrano diversi studi epidemiologici. Lo studio in questione riporta due ricerche, una riguardante gli Stati Uniti e una il Regno Unito, che cercano di quantificare la quota di tumori attribuibili ai vari fattori di rischio. Negli Stati Uniti il tabacco avrebbe inciso per il 33% dei tumori, l’obesità per il 20%, l’abuso di alcol per il 3% e l’inattività fisica per il 5%. Nel Regno Unito a parte per il consumo di alcol, le percentuali di incidenza sono molto più basse.

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Fumo e cancro, i numeri

Al di là dei conti esatti, il punto è che la riduzione dei fattori di rischio, per esempio il fumo negli uomini, ha contribuito secondo gli esperti che hanno redatto il report, a ridurre l’incidenza della malattia negli ultimi anni (al netto dell’invecchiamento della popolazione). Di contro, il fatto che nelle donne l’incidenza delle nuove diagnosi di tumore al polmone non sia diminuita nell’ultimo decennio può essere correlata a una mancata riduzione della popolazione femminile che fuma. Resta il fatto che secondo il sistema di sorveglianza PASSI del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, nel 2013 un italiano su 3 fra i 18 e i 69 anni era fumatore, e la percentuale è più alta fra chi vive in condizioni economiche meno agiate.

Il 5% rischia una seconda diagnosi dopo 5 anni

Anche aver avuto il cancro è esso stesso un fattore di rischio per sviluppare nella vita un secondo tumore, un rischio che cresce con il tempo dalla prima diagnosi, e che va tenuto in considerazione quando si discute su come fare buona prevenzione. Il 4% delle donne e il 6% degli uomini rischia una seconda diagnosi dopo 5 anni dalla prima, percentuali che salgono rispettivamente al 6% e al 10% dopo 10 anni, al 10% al 14% dopo 20 anni e al 12% e al 16% dopo 30 anni. Si tratta di stime eseguite da Airtum sulla base di una coorte di 1.635.060 pazienti affetti da tumore (880.361 maschi e 754.699 femmine), diagnosticati tra il 1976 e il 2010.

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@CristinaDaRold

Leggi anche: Cancro, dal Friuli Venezia Giulia un nuovo metodo per individuare le cellule tumorali circolanti 

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   
Crediti immagine: Andres Pérez, Flickr

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.