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La bizzarra ecologia di Mondo9

Un mondo in cui la materia organica e le macchine sono intrecciate in un rapporto complesso. La serie completa della saga di Mondo9 di Dario Tonali pubblicata nella collana Millemondi di Urania.

TONANI-191x300STRANIMONDI – Che cosa accadrebbe se in cima alla piramide alimentare ci fosse il metallo?

Questa la domanda su cui sono costruite Le cronache di Mondo9, la saga fantascientifica di Dario Tonani che, dopo aver vinto diversi premi in Italia, ha varcato i confini nazionali venendo addirittura inclusa – in Giappone – fra i dieci migliori romanzi di fantascienza usciti nel 2014. Un successo confermato anche dall’uscita della serie completa nella collana Millemondi di Urania, la prima volta assoluta per un autore italiano.

Mondo9 è un pianeta aspro e selvaggio, in gran parte ricoperto da deserti di sabbia velenosa sui quali si muovono gigantesche navi su ruote. Caratteristica principale di queste navi è il fatto di essere senzienti e mosse da istinti primordiali. Singolare è il loro rapporto con gli esseri umani, che ne sono i manovratori ma anche i prigionieri e, non di rado, il nutrimento; può infatti accadere che i loro fluidi organici vengono sfruttati per lubrificare le migliaia di ingranaggi dei colossi metallici, consentendo loro di continuare a viaggiare e a combattere gli uni contro gli altri. Non esiste elettricità, e vapore, olio e sangue sono i soli combustibili che alimentano le macchine.

Il punto di forza di questo ciclo è senza dubbio l’originale rilettura del rapporto fra uomo e macchina, o meglio fra carne e metallo. Gli esseri umani non sono infatti i soli organismi viventi a vivere in simbiosi con le grandi navi: diversi uccelli nidificano in alcune di esse, producendo uova contenenti inquietanti ibridi biomeccanici, mentre sul loro ventre, all’ombra delle enormi ruote, vivono piccoli rettili bioluminescenti chiamati lumigechi. Per non parlare dei mangiaruggine, creature vegetali che vivono nella sabbia e che possono raggiungere dimensioni considerevoli.

Ma il rapporto fra materia organica e metallo è ancora più complesso: esiste infatti una malattia, chiamata semplicemente Morbo, in grado di trasformare la carne in ottone. Non tutti vengono uccisi dal Morbo: i sopravvissuti diventano mechardionici, una sorta di umanoidi artificiali che sopravvivono grazie ai cuori strappati da persone ancora vive e custoditi nei recessi del loro corpo metallico.

Partendo da un’idea tutto sommato semplice, Tonani riesce a creare un’ecologia bizzarra ma al tempo stesso credibile e coerente, nella quale si intrecciano macchine, esseri umani, animali e agenti patogeni, tutti invischiati in rapporti complessi e tutt’altro che banali. Le grandi navi sfruttano gli esseri viventi ma ne sono anche dipendenti e il loro insieme rappresenta un eccellente esempio narrativo di superorganismo, le cui dinamiche interne sono rese con grande efficacia.

Tonani racconta tutto questo con un linguaggio grondante sangue, olio, ruggine, morchia e ottone, in una miscela pulp dalle tinte horror che, soprattutto nei primi racconti, riesce bene a tratteggiare un’ambientazione così violenta e crudele, dove c’è spazio solo per la sopravvivenza. Alla lunga però, il suo stile diventa ridondante e perde incisività. L’autore, inoltre, cerca di arricchire la sua prosa di sfumature liriche rincorrendo espressioni ricercate e altisonanti che non di rado risultano forzate o fuori luogo. Il risultato è uno stile narrativo che sembra più interessato a cercare la frase a effetto che non a dare ritmo e fluidità al racconto.

Nonostante l’altalenante qualità della scrittura, il ciclo di Mondo9 ha l’indubbio pregio di offrire un’ambientazione molto originale, vivida e inquietante, che trae forza e consistenza proprio dalla sua coerenza “ecologica” e dal modo in cui vengono raffigurate le complesse dinamiche fra i vari elementi dei superorganismi meccanici. Dinamiche nelle quali gli esseri umani sono poco più di un ingranaggio, spesso sostituibile.

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Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Michele Bellone
Sono un giornalista e mi occupo di comunicazione della scienza in diversi ambiti. I principali sono la dissemination di progetti europei, in collaborazione con Zadig, e il rapporto fra scienza e narrativa, argomento su cui tengo anche un corso al Master di comunicazione della scienza Franco Prattico della SISSA di Trieste. Ho scritto e scrivo per Focus, Micron, OggiScienza, Oxygen, Pagina 99, Pikaia, Le Scienze, Scienzainrete, La Stampa, Il Tascabile, Wired.it.