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Il dibattito sui vaccini approda su Pinterest

Uno studio su Vaccine mostra che il 75% dei pin a tema vaccini è negativo, dai semplici dubbi al complottismo contro case farmaceutiche e governi

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Un’idea di cosa ci si trova davanti cercando “vaccine” o simili parole chiave su Pinterest. Dovremmo preoccuparci e portare le campagne di informazione anche qui?

APPROFONDIMENTO – Mentre i riflettori sono puntati su pagine Facebook, improbabili influencer di Twitter e blog di disinformazione, c’è un posto in cui la discussione sui vaccini va avanti indisturbata. È Pinterest, l’ultimo social media a cui assocereste i dibattiti sull’immunizzazione.

Secondo una pubblicazione della Virginia Commonwealth University sulla rivista Vaccine, il 75% dei pin sono negativi: si parte da dubbi sulla sicurezza dei vaccini fino all’ipotesi che siano stati creati per ucciderci. Il 20% di questi pin passa direttamente al complottismo: i vaccini sono un’astuta invenzione che le compagnie farmaceutiche usano per guadagnare sulla nostra salute/ malattia, o ancora una strategia governativa per il controllo demografico (vi dice niente la serie tv Utopia?).

Pinterest oggi conta circa 100 milioni di utenti attivi. Per chi non lo conosce, diversamente da Facebook e Twitter (rispettivamente 1,5 miliardi e 320 milioni di utenti attivi, dati Statista) si basa su raccolte di immagini da “pinnare”, i pin, una sorta di post-it per bacheche tematiche virtuali. Da una parte non sembra il luogo ideale per avviare una discussione sui vaccini, dall’altra permette di usare l’elemento della narrazione, che è tipico dei portali di disinformazione sull’argomento. Singoli casi, storie, immagini che coinvolgono o spaventano.

Pensare che tre pin su quattro sono contro i vaccini dovrebbe allarmarci? Dovrebbe spostare l’attenzione delle campagne di informazione anche su Pinterest, finora trascurato sia da queste che dall’accademia, che monitora le conversazioni principalmente su Facebook e Twitter? “Si tratta di un inizio, ma i risultati di questo studio andrebbero presi con le pinze”, dice Fabiana Zollo, ricercatrice del Laboratory of Computational Social Science di Lucca che studia da anni le dinamiche del contagio sociale sui social.

Nel dettaglio

L’indagine pubblicata su Vaccine, andando a leggersi il paper, parla di un monitoraggio di soli 3 giorni nei quali i pin sono stati selezionati sì a caso (uno ogni cinque) ma manualmente, partendo da una ricerca tramite keyword. “I contenuti sono stati divisi tra pro vaccini e contro i vaccini ma non si specifica in che modo sono stati classificati. Le keyword sono state scelte perché già usate in altri studi simili”, continua Zollo, “ma si trattava di studi condotti su Twitter e Youtube, social media con dinamiche diverse da Pinterest. Non è molto chiaro perché abbiano scelto proprio quelle, né come abbiano validato i dati”.

Si tratta di vaccine, vaccines, vaccination e vaxinate ma dalle keyword sono state escluse immunization (considerata in altre indagini) e altri termini tecnici. Pensando poi all’associazione negativa forse più nota, non si è considerato autism. “Senza dati sulla viralità o sulla vita dei vari pin su Pinterest è difficile esprimersi su soli tre giorni con basi scientifiche. Però posso fare un confronto con il nostro gruppo di ricerca, che lavora con un approccio informatico e non sociologico come in questo caso”.

“Studiando il contagio emotivo sulle pagine di scienza e su quelle di disinformazione scientifica di Facebook [qui l’articolo in cui ne abbiamo parlato], abbiamo preso in considerazione tutte le pagine, anche quelle con pochi utenti, perché sull’insieme completo è possibile fare un’analisi e trarre conclusioni”, spiega Zollo. “In questo caso invece, con Pinterest, possiamo dire che il dataset è ristretto e i dati molto preliminari, quindi una base per future indagini su un campione più ampio. Manca anche l’aspetto temporale: quando è arrivato in rete il pin che sto considerando? Quanto ha circolato? Quante condivisioni e like? [cuori, nel caso di Pinterest]. Nelle analisi su Facebook tutti questi elementi vengono inclusi e sono importanti”.

E Instagram?

Il lavoro del Laboratory of Computational Social Science lucchese su Instagram è ancora giovane, ma “abbiamo già iniziato a renderci conto che, pur trattandosi di un social media che si basa sulle immagini, il comportamento è molto simile a quello degli utenti di Facebook”. Le analisi sulle foto sono diverse da quelle che si fanno sui contenuti testuali. Estrarne un messaggio positivo o negativo è più complicato, ma anche qui gli utenti sembrano rimanere nelle loro eco-chambers, ovvero cercano contenuti che confermino le loro opinioni, sono attivi e interagiscono con comunità che condividono e sostengono il loro punto di vista (per sapere se la dinamica si mantiene su Pinterest, dovremo aspettare ancora un po’).

“Anche se è da prendersi con molta cautela e come indagine preliminare, la pubblicazione è interessante perché ci ha messi di fronte a quella che per molti sarà una novità. È molto difficile che una persona vada su Pinterest per informarsi, ma a quanto pare anche lì si parla di vaccini. Un’analisi quantitativa, paragonabile a quando su Facebook si analizzano milioni di commenti, permetterebbe di avere la giusta quantità di dati per esprimersi”.

Dunque è presto per pensare a un campanello d’allarme, ma dall’autrice del paper su Vaccine (“presentato” in coppia con questo) arriva un buono spunto: “Forse le persone non ricevono il messaggio corretto in materia di vaccini perché vengono bombardate da dati scientifici. La domanda è, come possiamo migliorare? Come possiamo diventare dei portavoce migliori per la scienza tra il grande pubblico?” e questi punti interrogativi abbracciano tutte le tematiche più dibattute, non solo l’immunizzazione.

@Eleonoraseeing

Leggi anche: HPV e vaccini, basta false credenze

Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5 Italia.   

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".