WHAAAT?

I cavalli sanno leggere le emozioni umane?

I cani sì, ma a quanto pare non sono gli unici: distinguere un volto felice da uno arrabbiato è una capacità utile per tutti gli animali che vivono a stretto contatto con noi

Occhio sinistro per osservare gli stimoli negativi, occhio destro per le novità. Anche i cavalli sanno capire se siamo felici o arrabbiati
Occhio sinistro per osservare gli stimoli negativi, occhio destro per le novità. Anche i cavalli sanno capire se siamo felici o arrabbiati. Foto Pixabay

WHAAAT? Il venerdì casual della scienza- Un paio di puntate fa abbiamo visto che i cani sono in grado di riconoscere le emozioni umane in modo molto sofisticato, associando stimoli diversi come un suono e un’espressione del volto. Ma che dire delle altre specie? I cavalli, ad esempio, ne sono capaci?

Uno studio su Biology Letters lo ha appena dimostrato, concludendo che anche loro sono in grado di discriminare tra un volto felice e uno arrabbiato (e chissà, magari gli torna utile per decidere se sgroppare il proprio cavaliere/ cavallerizza o procedere pacifici nel trotto). Gli psicologi della University of Sussex hanno mostrato a 28 cavalli immagini di volti umani con espressioni positive o negative e annotato con quale occhio le guardavano. Nessuno degli animali era stato addestrato in alcun modo e anche i ricercatori vedevano le immagini per la prima volta insieme a loro, per non rischiare di influenzarli.

Si sono accorti che di fronte alle fotografie di volti alterati gli animali preferivano l’occhio sinistro, un comportamento tipico di quando il cavallo osserva uno stimolo negativo. Di fronte alle novità, che hanno un “valore emotivo” neutro, gli equini preferirebbero l’occhio destro; per quanto ne sappiamo, non ci sono invece preferenze particolari di fronte agli stimoli positivi. D’altronde saper riconoscere rapidamente una minaccia o una fonte di stress è molto più utile, o no? Anche i cani, peraltro, sono soggetti a questo “gaze bias”: grazie agli studi sulla specializzazione del cervello sappiamo che è l’emisfero destro a processare gli stimoli potenzialmente minacciosi che provengono dall’occhio sinistro.

Come spiegano gli scienziati, l’utilizzo preferenziale dell’occhio sinistro ci fa capire che i cavalli comprendono in modo funzionalmente rilevante un volto umano arrabbiato. Per di più di fronte alle fotografie negative il loro battito cardiaco diventava più veloce, accompagnandosi ai primi segni di comportamenti legati allo stress. “Sappiamo da molto tempo che i cavalli sono una specie sofisticata dal punto di vista della socialità, ma abbiamo osservato per la prima volta che sanno anche distinguere le espressioni facciali positive e negative di un’altra specie”, ovvero la nostra. Quando un cavallo entra in contatto con un essere umano, capire già dal suo volto che potrebbe portare guai gli permette di anticipare comportamenti negativi come un trattamento rude o aggressivo. Per un animale che è stato domesticato oltre 5.000 anni fa, si tratta decisamente di una capacità che può tornare utile.

Come spiega Karen McComb, co-autrice della ricerca, “ci sono varie possibili spiegazioni a questa nostra scoperta. I cavalli potrebbero aver adattato l’abilità di leggere gli indizi emotivi nei loro conspecifici, in modo da rispondere in modo appropriato alle espressioni umane. In alternativa i singoli cavalli potrebbero aver imparato a interpretarle nel corso della propria vita. L’aspetto interessante è che valutare in modo accurato un’emozione negativa è possibile persino tra specie diverse, nonostante l’enorme differenza che separa la morfologia facciale di cavalli ed esseri umani”.

@Eleonoraseeing

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".