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Uno studio italiano sul tumore al pancreas vince il Jeremy Jass Prize

Individuarlo in modo tempestivo è fondamentale: l'indagine guidata da Arc-Net permette un intervento molto precoce sia per la diagnosi che per la terapia

foto arc-net
Il lavoro del Centro di ricerca applicata sul cancro ArcNet è stato premiato con Jeremy Jass Prize per l’eccellenza nella ricerca in patologia oncologica. Crediti immagine: ArcNet

ATTUALITÀ – La rivista The Journal of Pathology, a seguito della prematura scomparsa del suo direttore Jeremy Jass avvenuta nel 2010, ha istituito il Jeremy Jass Prize per l’eccellenza nella ricerca in Patologia oncologica, che premia la ricerca scientifica più citata nell’anno appena concluso. Quest’anno il riconoscimento è stato assegnato a uno studio sul tumore al pancreas firmato da Arc-Net (Applied Research on Cancer), gruppo di ricerca dell’Università di Verona guidato dal professor Aldo Scarpa, e al quale ha collaborato anche la John Hopkins University. L’articolo, Targeted next-generation sequencing of cancer genes dissects the molecular profiles of intraductal papillary neoplasms of the pancreas, nel 2015 ha raggiunto circa 40 citazioni e già a febbraio di quest’anno ne può annoverare almeno altre 20.

Il tumore al pancreas è stata una malattia per anni sinonimo di scarsa speranza terapeutica. A oggi è una malattia per tanti aspetti poco conosciuta e, inoltre, molto difficile da diagnosticare precocemente, fattore che potrebbe rappresentare un discrimine importante nel prendere o meno determinate decisioni terapeutiche. “Solo il 20% dei pazienti risulta operabile”, afferma Aldo Scarpa “ed è stato proprio dai chirurghi che è nata la spinta a voler capire meglio questa malattia che, a causa della sua difficile patogenesi, è stata per anni trascurata dalla ricerca di base“. Inoltre, aggiunge Scarpa, “i risultati sono stati individuati qui a Verona dal nostro gruppo, e abbiamo poi coinvolto la John Hopkins University di Baltimora per confermare i dati osservati. Il fatto che Arc-Net sia stato il motore di questa ricerca di importanza fondamentale è per noi motivo di orgoglio”.

Il gruppo di ricercatori che compone Arc-Net ha l’obiettivo di scoprire nuovi marcatori tumorali, cioè geni direttamente legati all’insorgenza di determinati tipi di cancro. Per quanto riguarda il pancreas, secondo Scarpa, quello che conta è capire in modo tempestivo di quale tipo di tumore si tratta (ne avevamo parlato qui). “In questo lavoro – continua il ricercatore – vengono infatti descritte le mutazioni specifiche dei diversi sottotipi di cisti neoplastiche del pancreas e la possibilità di riuscire a diagnosticarle utilizzando un prelievo del liquido delle cisti. Una volta analizzato si può valutare la prognosi e la terapia. Questo è un intervento molto precoce”.

La capacità di trasformare una scoperta della ricerca di base in applicazioni cliniche è nello spirito del centro di ricerca Arc-Net. Un altro lavoro pubblicato sulla rivista Oncotarget il 12 gennaio di quest’anno riporta lo sviluppo di un kit diagnostico per rilevare le mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2, implicati nell’insorgenza del tumore alla mammella e alle ovaie, divenuti famosi dopo il “caso Angelina Jolie”. La novità di questi kit rispetto a quelli già esistenti in commercio è che possono essere utilizzati su materiale preparato per le comuni analisi di anatomia patologica quali biopsie o agoaspirati.

Tutti i kit finora disponibili possono essere applicati su sangue, mentre il nuovo strumento permette l’analisi delle cellule e tessuti di tumore, e questa informazione permette di indirizzare le scelte terapeutiche, cioè il tipo di farmaci chemioterapici da utilizzare con maggiore probabilità di successo. Arc-Net è formato da diversi giovani ricercatori, “tutti assegnisti di ricerca”, tiene a precisare Scarpa “che vedono in questi risultati e riconoscimenti il valore del loro impegno e delle loro conoscenze, e sono motivati ulteriormente nonostante la precarietà della ricerca che vige nel nostro Paese”.

Leggi anche: Il cancro al pancreas si fa in quattro, ma fa meno paura

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Federica Lavarini
Dopo aver conseguito la laurea in Lettere moderne, ho frequentato il master in Comunicazione della Scienza "Franco Prattico" alla Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste (SISSA). Sono giornalista pubblicista e scrivo, o ho scritto, su OggiScienza, Wired, La Lettura del Corriere della Sera, Rivista Micron, Il Bo Live, la Repubblica, Scienza in Rete.