IL PARCO DELLE BUFALE

La biopsicocibernetica dell’aureola

Il Super Brain Research Group dell'Università di Trieste ha fotografato i raggi UV neuronali che escono dal cranio di chi prega o medita

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Un gruppo di ricerca che sostiene di essere patrocinato dall’Università di Trieste ha presentato uno “studio scientifico” sull’aureola dei santi. Crediti immagine: Public Domain, Wikimedia Commons

IL PARCO DELLE BUFALE – Grazie alla segnalazione di un lettore, siamo venuti a conoscenza del Super Brain Research Group. Specializzato in archeoacustica, il gruppo di ricerca sostiene di essere patrocinato, sostenuto e diretto dall’Università di Trieste (alla quale non risulta). Nel tempo lasciatogli libero dalla professione e dalle ricerche sul campo, il direttore del gruppo Paolo Debertolis è “professore aggregato e medico ricercatore” al Dipartimento Universitario Clinico di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute, e responsabile della “sezione di Archeologia Odontoiatrica“.

Il suo contributo all’archeoacustica e all’archeologia odontoiatrica (nota 1) è noto solo all’amministrazione dell’Ateneo che gli ha affidato la prestigiosa sezione. D’altronde è famoso per aver confermato, o forse no, che le inesistenti piramidi bosniache sono state costruite migliaia di anni prima di quelle egizie, e per registrare la voce subsonica di antiche strutture religiose e affini.

Come “articoli scientifici” (nota 2), il Super Brain Research Group dell’Università di Trieste vanta una presentazione a un incontro “virtuale” del 2015, così riassunta sul sito del gruppo:

In questi ultimi anni il nostro gruppo di ricerca ha progressivamente migliorato la propria esperienza nel campo dell’archeoacustica …, in particolare nella valutazione dell’effetto di un antico ambiente sacro sull’emozionalità di chi vi è sottoposto. Uno tra i nuovi metodi che abbiamo elaborato recentemente è l’analisi dell’attività cerebrale utilizzando la fotografia nel campo dell’ultravioletto (UV) mediante una speciale fotocamera digitale da noi brevettata…

Sul principio delle nuove scoperte in fisica quantistica in neurofisiologia (sic), questo dispositivo è stato utilizzato per valutare meglio il livello di emozionalità dei nostri volontari dopo un lungo soggiorno in uno spazio “sacro” in virtù dell’emissione di luce UV conseguenza di un elevata (sic) attività cerebrale. Abbiamo infatti scoperto la presenza di un particolare alone luminoso prodotto dall’attività cerebrale intorno alla testa simile all’aureola dei santi o attorno alle immagini sacre rappresentate nei dipinti antichi…

La custode del Parco non ha trovato traccia del brevetto, ma parecchie tracce del co-inventore e co-autore Daniele Gullà, un consulente tecnico che si interessa

di fisica, di biopsicocibernetica e di biometrica forense da oltre trent’anni. C.T.U. per Procure e in vari Tribunali italiani…

A sua volta è famoso per “analisi sulle energie vibrazionali e calcolo del potenziale psichico” delle voci, in particolare del “Suono guaritore del canto medianico di Krisztina Nemeth“.

Nell’articolo di Paola Treppo sul Gazzettino, “L’aureola dei santi? La sua luce oggi è una realtà scientifica”, Gullà approfondisce l’ultima scoperta del gruppo:

Questa aureola sembra però più visibile in persone addestrate alla meditazione o allo yoga e più il loro livello di coscienza è elevato per un lungo allenamento in questi disciplina (sic) e più è possibile trovare un alone più ampio intorno al capo… c’è una diversa risposta di andamento dell’attività cerebrale, se il volontario è addestrato a meditazione o preghiera. Sicché la sua aureola intorno alla testa è maggiormente espansa quando la persona è abituato (sic) a un certo grado di spiritualità.

La neuro-radiazione UV è in grado di trapassare le ossa del cranio meglio dei raggi gamma e dell’energia psicotronica usata per far esplodere i criceti, il che avrà senz’altro suscitato l’interesse della Difesa e dei servizi segreti. Sul versante religioso invece, l’aureola dei santi – la cui intensità era superiore a quella dell’aureola dei dieci volontari suppone la custode – potrebbe essere stata percepita non solo da insetti, renne, uccelli, rettili, salmoni o crostacei – suppone Gullà – ma anche da monaci ed eremiti

esercitati alla spiritualità e alla preghiera… anche perché non avevano televisori o schermi di computer che ai nostri giorni hanno un effetto negativo sulla nostre capacità visive nel tempo.

I lettori si rassicurino, è solo un’ipotesi: al momento non risulta che l’occhio umano sia provvisto di fotorecettori per l’ultravioletto né che gli altri siano logorati dallo schermo di un computer. Per il resto, la custode condivide l’entusiasmo del lettore che ci ha inviato la segnalazione:

Da buon cervello in fuga (il corpo mi ha seguito, non si preoccupi, siamo entrambi sani e salvi in USA) mi fa sempre piacere quando vedo università italiane supportare cotali studiosi. Evviva evviva! Fondi ben spesi per “archeoacustica”, “archeologia odontoiatrica” e “biopsicocibernetica” (e chi e’? Ufo Robot?!?). (nota 3)

L’Università di Trieste supporta e compie cotali studi, stando a quanto afferma dal 2011 il professor Debertolis. Tuttavia essa ignora quali studi siano compiuti dai suoi Dipartimenti, stando a quanto ha risposto alla custode che in questo caso li aveva trovati sul sito dell’Università di Trieste (nota 2).

Note

  1. Come esempio di pubblicazione valida in materia di archeologia odontoiatrica, si veda questa bella ricerca coordinata da Stefano Benazzi dell’Università di Bologna, su un molare curato per una carie circa 14 000 anni fa in provincia di Belluno.
  2. Altri “articoli scientifici” del professor Debertolis e del SBRG sono riassunti sul sito dell’Università di Trieste. Ne sono stati pubblicati due su riviste, la seconda forse più predona della prima che dopo essere stata pagata non è sparita insieme al pdf. Altre pubblicazioni, raccolte negli atti di consessi mistici, si possono leggere sul sito del Super Brain Research Group.
  3. La custode – mail: bufale@medialab.sissa.it – conosce solo la sigla, ma la buona educazione del lettore le fa pensare che l’analogia sia lusinghiera.

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