IL PARCO DELLE BUFALE

Fusione fredda: i consigli per l’estate

Nel parco delle bufale una nuova puntata per la saga della fusione fredda.

Annuncio della messa in vendita dell’E-cat entro ottobre 2012, modificato per tener conto degli sviluppi successivi.

IL PARCO DELLE BUFALE – Per questa recensione riservata ai lettori di nome Leopoldo e non, ansiosi di essere informati sui progressi della fusione fredda, la custode del Parco prende a prestito il titolo scelto da una collega e raccomanda un capolavoro che intreccia la suspense di Scott Turow, il realismo di Totò e il ritmo incalzante de La Stangata.

Venerdì 5 agosto sono usciti i 31 pdf (nota 1) della Risposta, rif. Answer, di Industrial Heat & Co alle denunce dell’inventore dell’E-cat Andrea Rossi, che il 17 luglio la giudice Cecilia Altonaga del tribunale di Miami-West aveva deciso di non archiviare. Il testo non è ancora tradotto in italiano, ma è gratuito e il senso sopravvive a Google-Translate.

Nella denuncia del 6 aprile, il querelante sosteneva che il fondo di investimento Industrial Heat, società derivate e loro responsabili, lo avevano raggirato. Il 31 marzo, gli spettavano $89 milioni oltre ai $1,5 milioni per una caldaia nucleare a fusione fredda da 1MW, e all’anticipo di $10,5 milioni pagati nel 2013 per i relativi brevetti richiesti o da richiedere. Il saldo era dovuto non appena un “Guaranteed Performance Test”, un collaudo fatto da esperti indipendenti e da concordare tra le parti, aveva dimostrato che la caldaia aveva prodotto per un anno più energia di quanto consumava.

Da quel momento, la versione dei fatti narrata dagli avvocati di querelante e querelati dipende dagli interpreti che, semplificando, si dividono in

1. simpatizzanti di Industrial Heat & Co, la quale afferma di non aver mai ottenuto energia in eccesso né da quella caldaia né dai tubi costruiti sotto la supervisione dell’inventore. Ora vuol salvare il radioso futuro della fusione fredda, limitando i danni che la frode di Rossi le ha inferto mentre con i soldi della stangata si comprava una quindicina di condomini a Miami Beach, invece di mantenere la promessa di salvare il mondo dalla crisi energetica, gli africani dalla fame e dalla sete e curare i bambini dal cancro;

2. difensori della genialità e onestà di Rossi, del suo socio Henry Johnson – procuratore delle sue aziende e agenzie immobiliari – e dei suoi “esperti” Fulvio Fabiani e Fabio Penon. Sono le vittime di infidi capitalisti di ventura che, grazie ai resoconti dei test svolti a Ferrara e a Lugano da Giuseppe Levi, ricercatore in flipper all’Università di Bologna, hanno raccolto $50 milioni da fondi pensione e invece di girarli all’ex Sceicco della Brianza li destinano alla concorrenza;

3. fautori del complotto di oscure potenze tra cui il Dipartimento della Difesa statunitense, la NASA, università in Italia e in Svezia, media, servizi di sicurezza, governi russi, italiani ecc. Si dividono in due gruppi: per il primo le oscure potenze sono unite nel promuovere l’invenzione del millennio, per il secondo sono unite nel tentativo di affossarla prima che essa faccia crollare il mercato globale dei combustibili fossili e delle altre fonti di energia;

4. “gli patoscettici” pagati – la custode del Parco più di altri – da multinazionali di ogni fonte di energia, i quali attribuiscono la rivoluzione del millennio a errori di misura, deliberati o meno.

(Al nucleo dei militanti vanno aggiunti migliaia di spettatori a turno ilari e attoniti.)

Dal punto di vista letterario, anche quest’estate la trama ricalca quella della Petroldragon, ma al risparmio: protagonisti in jeans e maglietta, niente leader di partiti politici né colossi dell’energia come l’ENI né copertine dei settimanali e prime pagine dei quotidiani che inneggiano allo Sceicco della Florida.

Sono fresche e gradevoli sopratutto le mail in cui Andrea Rossi racconta agli investitori americani come ha raggirato nel settembre 2012 con un “capolavoro”, rif. Exhibit 12 e 13, l’investitore svedese Hydro Fusion, oltre al giornalista Mats Lewan; quelle che il vice presidente tecnico di Industrial Heat Joe Murray indirizza al falso ingegnere Fulvio Fabiani resosi irreperibile nell’aprile scorso, rif. Exhibit 21, invece di consegnare i dati grezzi delle misure, in cambio del mensile di $10.500 di cui chiedeva il pagamento poco prima.

Nel mentre, l’altro “verificatore indipendente” Fabio Penon, pagato da Andrea Rossi, preferiva tornare in Italia sebbene avesse consegnato misure altrettanto fantasiose, rif. Exhibit 5, delle precedenti scritte da altri ma firmate Penon dietro compenso.

Alcuni colpi di scena erano stati anticipati in aprile dall’investitore Dewey Weaver, e il giudizio su Rossi “non credibile (parafrasi)” era stato espresso dal vice presidente di Industrial Heat nel dicembre 2014 quando gli ispettori per la protezione dalle radiazioni avevano scoperto che la “magnifica fabbrica” del “cliente segreto”, secondo Rossi, era un capannone vuoto da tempo (nota 2).

Come si addice a un feuilleton, le prossime peripezie risponderanno alle domande che i lettori non faranno a meno di porsi:

  • Il querelante Rossi contraddirà quanto il blogger Rossi ha scritto in questi anni, rif. Exhibit 4, 24 e 25?
  • I querelati citeranno le mail fra Rossi, Levi e quattro professori svedesi sulle misure né fornite da Levi né effettuate da altri, ma riportate nel resoconto scritto da Levi e firmato da sei professori svedesi?
  • E quelle sul remake del presidente Carter che telefona ad Andrea Rossi e gli fa i complimenti per la Petroldragon, protagonista ora il presidente Obama che chiede un sunto divulgativo del resoconto, ma i professori svedesi non capiscono la domanda?
  • 22 passi, Mats Lewan e altri promotori dell’E-cat informeranno della Risposta i propri lettori?
  • Di quanto aumenterà il prezzo del popcorn quando arriverà la contro-Risposta del querelante?

Note

  1. Gli Exhibit non recensiti sono richieste di comparizione per Rossi, Penon, Fabiani e Johnson, clausole contrattuali o resoconti di collaudi già recensiti in questa rubrica.
  2. L’episodio meriterebbe una puntata a sé. Da un anno, gli investitori attendono il “Guaranteed Performance Test” decisivo, ma Rossi non vuole che si svolga dove dicono loro. Il 5 luglio 2014, rif. Exhibit 16, propone invece questo “capolavoro”:

Nella riunione che avremo la settimana prossima, per favore consentitemi di incoraggiarvi a prendere una decisione su dove mettere il nostro impianto da 1 MW. Io spero realmente e fortemente che considererete la soluzione da me trovata, noleggiarla alla fabbrica della JM (Johnson Matthew stando alla carta intestata, ma forse Matthey, ndr) in Florida dove lo useranno per fabbricare prodotti chimici. Per favore pensateci bene prima di perderli. Sono positivi per noi, ma in settembre devono iniziare e devono sapere appena possibile se usare il nostro impianto o procedere diversamente. Questa soluzione:

1- consentirà a Industrial Heat di dire agli Investitori che ricava $360.000 dollari per anno di noleggio ripagando così in meno di sei mesi (sic) un impianto la cui costruzione è costata $200.000

2- consentirà a vostri Clienti-Investitori-Visitatori di sentir dire da un Cliente vero che sta facendo soldi con il nostro impianto

3- ci consentirà di iniziare in settembre l’operazione dell’impianto senza perdere altro tempo

4- ci consentirà di non rivelare il know how, poiché la manutenzione dell’impianto è fatta da noi, l’impianto resta di nostra proprietà: un noleggio non è una vendita

5- ci consentirà di far fare alle Autorità tutte le misure necessarie a ottenere le Autorizzazioni per i prossimi impianti

6- vi consentirà di raccogliere ordini per fornire a noleggio migliaia di impianti

7- consentirà all’impianto di  lavorare 24 ore al giorno per 360 giorni all’anno (sic) mentre se fosse utilizzato per scaldare una stanza funzionerebbe solo per 4 mesi e non per 24 ore al giorno, con evidente perdita di profitti.

La vostra proposta di mettere l’impianto in una fabbrica di vostra proprietà almeno fino a poco tempo fa è palesemente meno persuasiva. Lasciatemi fare, e farò un capolavoro (metà capolavoro è già stato fatto trovando un Cliente come un’Industria Chimica e ottenendo l’autorizzazione dell’Ufficio dello Stato dell Florida per il Controllo delle Radiazioni).

Fulvio sta completando il sistema di controllo, fatto da 100 computer collegati. Anche questo è un capolavoro.

Warmest Regards to all.

Link aggiunti. La JM è la ditta creata la settimana prima dal procuratore di Rossi, rif. Exhibit 15, la “magnifica fabbrica” era un villino nella periferia di Miami. Fino ai contrasti legali del marzo scorso, l’inventore che detiene l’unica chiave ne vieta l’accesso ai tecnici Industrial Heat, violando una serie di clausole contrattuali. Nella denuncia del 6 aprile, afferma che la fornitura di vapore/energia alla JM sia il “Guaranteed Performance Test”. Ancora più curiosamente, Johnson manda ogni mese a Industrial Heat le misure di un flussometro grazie alle quali stima l’energia fornita dalla caldaia: vaporizzava esattamente 36 metri cubi d’acqua al giorno, anche nei giorni in cui non era in funzione.

L’accorgimento detto “del tubo” che moltiplica l’energia in uscita, era stato usato nella “truffa della Defkalion” trasmessa in streaming mondiale da colleghi di Radio 24.

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