AMBIENTE

Niña in arrivo? Cause ed effetti sul clima

A livello planetario gli effetti sono già molto evidenti nelle regioni più vicine al Pacifico: abbiamo chiesto a un esperto di commentarci le ultime novità

La niña è una esaltazione delle normali condizioni del Pacifico. Laddove le acque sono più calde diventano ancora più calde, mentre dove sono più fredde, nel Pacifico centrale e orientale, si raffreddano ulteriormente. Crediti immagine: WikiImages, Pixabay

APPROFONDIMENTO – Dopo mesi di niño, in cui le acque superficiali del Pacifico tropicale sono state molto calde, oggi la tendenza si è invertita. A partire da marzo le acque dal largo delle coste delle coste del Perù fino al Pacifico centrale si sono sensibilmente raffreddate fino a diventare più fredde della media. È il classico segnale dell’innesco della niña, fenomeno contrapposto al niño, che porta a un abbassamento della temperatura su una vasta porzione dell’Oceano Pacifico. Per capire cos’è, come si forma e quali effetti ha sul clima mondiale ed europeo ci siamo rivolti al climatologo e meteorologo Andrea Giuliacci, professore di Fisica dell’Atmosfera presso l’Università di Milano-Bicocca. Autore di diversi libri sul clima e la meteorologia, nel corso delle sue ricerche si è occupato di individuare le conseguenze dell’andamento delle temperature nel Pacifico tropicale, in particolare sul clima italiano.

Arriviamo da uno degli eventi di niño più intensi mai misurati, che a inizio anno ha portato le temperature globali a livelli record. Ora però il fenomeno è cessato e si stanno presentando segnali del fenomeno opposto, la niña. Ci spiega cos’è?

Per capire la niña bisogna partire dal niño. Questo è un anomalo riscaldamento delle acque del Pacifico tropicale. In una situazione normale queste sono sensibilmente più calde sul lato occidentale, cioè dove bagnano l’Australia, l’Indonesia e la parte meridionale dell’Asia, mentre sono più fredde sul bordo orientale, a largo del Sud America. In condizioni normali questo produce un clima secco sul lato orientale e umido e piovoso sul lato occidentale. Dove si hanno acque calde, infatti, viene incentivata la convezione: l’aria calda sale verso l’alto producendo nuvole e piogge. Sul lato opposto, invece, si formano correnti che scendono dall’alta atmosfera verso il basso generando un’area di alta pressione permanente.

Quando si verifica il niño questa condizione viene meno perché le acque del Pacifico centrale e orientale si scaldano e la differenza di temperatura tra un lato e l’altro dell’oceano si annulla. Questo sovverte il clima di una zona enorme della superficie terrestre in quanto il Pacifico tropicale occupa quasi la metà della circonferenza terrestre. Le acque calde durante il niño defluiscono verso est invertendo completamente la circolazione atmosferica e il regime delle piogge, che così si spostano verso le coste americane.

La niña, invece, è una esaltazione delle normali condizioni del Pacifico. Laddove le acque sono più calde diventano ancora più calde, mentre dove sono più fredde, nel Pacifico centrale e orientale, si raffreddano ulteriormente. La circolazione atmosferica di conseguenza non viene stravolta, ma solo rafforzata rispetto alle sue normali caratteristiche. In una situazione normale in quella zona sulla superficie del mare soffiano gli alisei, venti che soffiano da est verso ovest. Sul bordo occidentale si formano, invece, queste correnti ascendenti, mentre in quota le correnti seguono il verso opposto e ridiscendono al di sopra dell’America Latina. Le correnti, quindi, formano una cella detta cella di Walker, che tende a dissolversi durante i fenomeni di niño, mentre si rafforza durante la la niña. Quindi anche la niña ha effetti a livello planetario, ma questi sono meno forti perché non porta a uno stravolgimento della circolazione.

Come si forma la niña e cosa la causa?

Qui purtroppo siamo di fronte al dilemma se sia nato prima l’uovo o la gallina. Per quale motivo le acque del Pacifico sono più calde a ovest e più fredde a est? Fondamentalmente per l’azione degli alisei. Questi raschiano in continuazione la superficie dell’oceano, quella direttamente riscaldata dal sole, e ammassano grosse quantità di acqua calda sul lato occidentale del Pacifico. Queste sono però le condizioni che mettono in moto la cella di Walker, che è proprio quella che alimenta gli alisei. Quando si innesca un episodio di niño la circolazione di Walker si annulla e le acque calde defluiscono verso est. Il meccanismo nella sua totalità di prende il nome di ENSO (El Niño-Southern Oscillation). Qui i tratta di capire quale fenomeno avviene prima: se sono le acque calde che cominciano a scivolare verso est e quindi rompono la circolazione di Walker o è quest’ultima che all’improvviso rallenta portando a un indebolimento degli alisei e permettendo alle acque calde di defluire verso est.

Lo stesso discorso vale per la niña. Durante la niña le acque diventano più fredde e gli alisei più intensi. Ma sono questi ultimi a trascinare più acqua causando una maggiore risalita di acque fredde oppure è la maggiore differenza di temperatura tra un lato e l’altro dell’oceano che alimenta alisei più forti? Noi sappiamo che la circolazione delle acque e quella atmosferica sono legate, ma ancora non sappiamo quale delle due inneschi il tutto. Una delle teorie più convincenti chiama in causa un meccanismo di carica e scarica, in cui il fenomeno portante sarebbe il niño. Questo si attiva perché la differenza di quantità di calore immagazzinato tra i due lati dell’oceano diventa eccessiva e, superata una certa soglia, richiede l’attivazione di un meccanismo di scarico che riequilibri l’energia dei due settori. La niña, che di solito avviene subito dopo el niño sarebbe invece una sorta di rimbalzo del sistema prima di ritornare all’equilibrio. L’interruttore del fenomeno potrebbe essere un’oscillazione ciclica della pressione attorno ai tropici, la Madden Julian Oscillation, che passando sul Pacifico dà il via al meccanismo di scarico.

Ma quali sono gli effetti della niña?

In Italia e in Europa, mentre sono stati individuati alcuni effetti dovuti al niño, non abbiamo certezza di effetti della niña e non è stato individuato alcun segnale evidente. A livello planetario, invece, gli effetti sono molto evidenti nelle regioni più vicine al pacifico. Durante la niña regioni come l’Australia, l’Indonesia e le Filippine vedono un aumento delle piogge, ma anche le regioni più meridionali dell’Africa o il nord del Brasile. Inoltre si rafforzano i monsoni nel sudest asiatico e sull’India (mentre tendono a indebolirsi durante il niño). Al contrario vedono meno piogge la zona tra Brasile e Argentina e la parte degli Stati Uniti che si affaccia sul Golfo del Messico.

Anche il regime degli uragani si modifica: mentre durante el niño aumenta il numero di uragani sul Pacifico orientale e diminuisce notevolmente nell’Atlantico, durante gli episodi di niña avviene l’opposto. A livello di temperature globali l’effetto, invece, è di una diminuzione. Il possibile arrivo della niña non significa però che il 2016 diventerà un anno fresco. Non bisogna dimenticare, infatti, che i primi sette mesi dell’anno hanno battuto tutti i record di temperatura, quindi molto probabilmente la temperatura media del 2016 batterà il record del 2015 di anno più caldo dal 1880, da quando cioè abbiamo dati sufficienti per fare una media planetaria. La tendenza di fondo del Global Warming in ogni caso rimane, quindi se anche dovesse partire un episodio di niña, i prossimi mesi non saranno i più caldi di sempre ma è molto difficile che possano scendere al di sotto della media di riferimento, saranno in ogni caso mesi caldi.

Alcuni modelli di previsione nei mesi scorsi avevano indicato la possibilità di una niña intensa e duratura. Tali previsioni sono state ora ridimensionate, tanto che il Boreau Of Metereology del Governo Australiano, l’ente di riferimento nel monitoraggio dell’ENSO, ha rivisto al ribasso le probabilità che il fenomeno si avvii nei prossimi mesi. Come vengono fatte queste previsioni e cosa dicono riguardo alla niña?

Fondamentalmente tali previsioni sono semi empiriche, si ricercano nel passato condizioni simili a quelle attuali e si vede come sono evolute. In realtà, però, lo stesso niño non si comporta sempre allo stesso modo ed è cambiato nel corso dei decenni perché probabilmente risponde anche ad altre oscillazioni come quella delle temperature superficiali delle acque del nord Pacifico. Quindi ogni andamento dell’ENSO presenta analogie e differenze col passato e da queste si cerca di ricostruire il possibile comportamento nei mesi successivi.

In ogni caso si tratta di previsioni sperimentali, come tutte le previsioni climatiche: hanno ancora limiti notevoli. Ad esempio il niño che si è appena concluso è stato annunciato per due anni e non arrivava mai. Poi quando è arrivato è stato intensissimo. Si può dire quindi che è molto probabile che arrivi la niña ed è possibile che sia forte perché i dati storici ci dicono che gli intensi episodi di niño di solito sono stati seguiti da intensi episodi di niña. Si deve fare attenzione, però, al fatto che si tratta di analisi semi empiriche quindi ci sono notevoli incertezze.

Alcuni siti meteo, da alcuni mesi, prevedono un inverno italiano influenzato dalla niña anticipando scenari di gelo o siccità. Cosa c’è di vero?

Ne dubito fortemente. Non abbiamo alcuna evidenza di influenze della niña sul clima italiano o europeo. Poi potrebbe anche capitare che l’inverno sia siccitoso o incredibilmente freddo, ma il fatto che le acque del Pacifico siano più fredde non significa che lo diventerà tutta l’atmosfera. Persino gli effetti del niño in Europa, come hanno mostrato le ricerche, sono pochi e si evidenziano solo in alcuni aspetti, come autunni più piovosi sull’Europa meridionale o un rafforzamento dell’anticiclone africano in estate. Sulla niña invece non è stato trovato nulla: in Asia e nelle Americhe le ricerche scientifiche hanno mostrato effetti della niña forti ed evidenti, ma non in Europa. Quindi anche in caso di un episodio di niña intenso non si possono predire effetti sul clima italiano come un inverno rigido o siccitoso.

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Vincenzo Senzatela
Appassionato di scienze fin da giovane ho studiato astrofisica e cosmologia a Bologna. In seguito ho conseguito il master in Comunicazione della Scienza alla SISSA e ora mi occupo di divulgazione scientifica e giornalismo ambientale