SENZA BARRIERE

Breve storia del cane-guida, indispensabile amico dell’uomo

Lo scorso 16 ottobre è stata la giornata nazionale dedicata ai cani guida. Le prime testimonianze della presenza di un cane al fianco dell’uomo? Risalgono al Neolitico

Le tracce dei primi cani guida sono attribuibili al Paleolitico e se ne ritrova testimonianza anche in un affresco proveniente da una villa romana di Pompei, custodito nel Museo Nazionale di Napoli. Crediti immagine: Wikimedia Commons

SENZA BARRIERE – Il cane, si sa, è il migliore amico dell’essere umano. Ma per alcuni è anche di più. Chi è non vedente si avvale da secoli del supporto di un compagno a quattro zampe, capace di guidare il padrone per strada, di avvertire eventuali pericoli e, in alcuni, casi di proteggere chi accompagna.

Le prime testimonianze della presenza di un cane al fianco dell’uomo risalirebbero al Neolitico, quando i nostri antenati iniziarono a dedicarsi all’agricoltura e a formare insediamenti permanenti. Le tracce dei primi cani guida, tuttavia, secondo quanto riportato da  N. Coon, nella sua Breve storia del cane guida per ciechi sono attribuibili al Paleolitico e se ne ritrova testimonianza, anche in seguito, in un affresco proveniente da una villa romana di Pompei, custodito nel Museo Nazionale di Napoli.

I primi tentativi di adattare i cani a una disciplina sistematica e metodica si hanno a partire dal 1780 presso l’Ospedale per Ciechi di Parigi. In seguito, anche la Germania, conscia dell’apporto positivo del cane alla mobilità umana, nei primi secoli del Novecento affida 500 cani ai reduci di guerra che avevano perso la vista e, di pari passo, iniziano a sorgere i primi centri per l’addestramento. Nel 1927, Dorothy Eustis, nota addestratrice statunitense e proprietaria di un allevamento di pastori tedeschi, trasferitasi in Svizzera in seguito alla morte del marito, si reca a Postdam per osservare in che modo i cani venissero impiegati per aiutare l’uomo.

La donna, che si occupava di addestramento-cani per la polizia, rimase affascinata e rilasciò un’intervista su The Saturday Evening Post, riguardante proprio l’impiego di pastori tedeschi in qualità di cani-guida per i veterani accecati durante la guerra dall’iprite, il cosiddetto mustard gas. Quell’articolo cambiò per sempre la vita delle persone non vedenti di tutto il mondo. La risposta da parte dei lettori fu enorme e tra questi ci fu anche la lettera di Morris Frank, un giovane venditore di assicurazioni residente a Nashville, negli Stati Uniti. Frank aveva perso la vista da un occhio nel 1924, a 16 anni, durante un incontro di boxe. “Migliaia di persone non vedenti come me detestano essere dipendenti dagli altri. Aiutami e io ti aiuterò a istituire delle scuole per l’addestramento di cani guida anche qui in America”, scriveva Frank.

Dorothy Eustis non perse tempo e, dopo aver invitato Frank in Svizzera, iniziò la fase di addestramento. Al termine del percorso l’uomo tornò a Nashville con il suo amico a quattro zampe ed Eustis lo raggiunse, fondando insieme a lui la scuola di addestramento per cani guida che, ancora oggi, conserva il nome Seeing Eye, Inc. ed è la più antica dello Stato.

Nel nostro Paese, l’Unione Italiana Ciechi, istituita a Genova nel 1920, prese contatto con la scuola svizzera di Dorothy Eustis e iniziò una collaborazione che portò alla nascita della Scuola di Firenze. Insieme alla scuola statunitense Seeing Eye, risulta essere la scuola per cani guida più antica tuttora in attività. Oggi, oltre ai pastori tedeschi introdotti da Dorothy Eustis, solitamente si addestrano per il ruolo di cane guida anche i Golden Retriever e i Labrador Retriever e, nonostante i progressi della tecnologia, questi animali restano un ausilio indispensabile per le persone non vedenti.

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Milly Barba
Science Writer e Marketing Communications Director in ambito Informatico e tech. Copywriter e event planner, con oltre dieci anni di esperienza nell'organizzazione e promozione di festival ed eventi quali il Festival della Scienza di Genova. Activist @SingularityU Milan. Laureata in Letteratura Italiana e Linguistica, sono specializzata in Comunicazione della Scienza. Per OggiScienza curo la rubrica #SenzaBarriere dedicata a inclusione, accessibilità e ricerca.