SCOPERTE

Che cos’è quella nuova e gigante macchia fredda su Giove?

Si tratta probabilmente di un grande ciclone freddo che appare e scompare periodicamente, come l’analoga e più famosa Grande macchia rossa.

La Grande macchia fredda è stata scoperta nella termosfera di Giove grazie alle immagini catturate dal Very Large Telescope. Crediti immagine: University of Leicester

SCOPERTE – Una gigantesca macchia fredda che si estende per 24 000 chilometri in lunghezza e 12 000 chilometri in larghezza è stata osservata in una parte dell’atmosfera di Giove, la sua termosfera. Se in quella regione le temperature sono generalmente comprese tra i 426 e gli oltre 726 gradi Celsius, la macchia è ben più fredda di circa 200 gradi. Il gruppo di scienziati guidati da Tom Stallard dell’Università di Leicester ha scoperto che si tratta di un gigantesco ciclone freddo, che cambia continuamente nella forma fino a sparire e poi ricomparire in tempi decisamente brevi, che vanno da pochi giorni a qualche settimana.

Che il pianeta gassoso e più grande del nostro Sistema Solare fosse interessato da un meteo piuttosto turbolento non è una novità, ma ora gli scienziati hanno annunciato di aver osservato oltre alla sua caratteristica Grande macchia rossa, la gigantesca tempesta che dura da almeno 300 anni, anche una Grande macchia fredda. La scoperta si deve alle immagini riprese dal Very Large Telescope, dell’Osservatorio Europeo Meridionale, che ha fornito la prima prova diretta della sua esistenza. I risultati dello studio condotto da Stallard e colleghi è stato pubblicato sulla rivista Geophysical Research Letters.

Gli scienziati osservano la macchia ormai da 15 anni e nel tempo il ciclone è scomparso alla vista dei telescopi salvo poi ricomparire, sempre con le stesse caratteristiche e nella stessa posizione. Un valzer che la macchia gigante, grande due volte il pianeta Terra, continua a danzare ormai da migliaia di anni e che potrebbe dipendere dai forti campi magnetici che interessano il pianeta, come spiega in un comunicato l’autore dello studio: “La Grande macchia fredda è molto più volatile rispetto alla Grande macchia rossa, tanto da cambiare completamente in forma e taglia in appena pochi giorni o settimane, ma è sempre riapparsa negli ultimi 15 anni. Questo ci suggerisce che si riforma di continuo e potrebbe essere antica come le aurore che l’hanno generata, quindi avere molte migliaia di anni”.

Secondo gli scienziati, a causare questa macchia a temperatura più bassa sarebbero gli effetti del campo magnetico del pianeta insieme alle massive e spettacolari aurore polari, che trasportano l’energia nell’atmosfera sotto forma di calore che scorre in tutto il pianeta. Proprio questi giganteschi flussi creano una regione raffreddata all’interno della termosfera, che separa l’ultimo strato atmosferico di Giove dal vuoto spaziale. Anche se non è stato possibile determinare i meccanismi che guidano questo fenomeno, i ricercatori ritengono che il raffreddamento produca vortici molto simili a quelli già osservati per la sua analoga Grande macchia rossa.

Gli astronomi si sono concentrati sullo studio delle emissioni spettrali degli ioni di idrogeno, che abbondano nell’atmosfera gioviana, mappandone le temperature e le densità delle diverse regioni usando lo strumento CRIRES del Very Large Telescope. I dati sono stati poi confrontati con quelli raccolti tra il 1995 e il 2000 dall’atmosfera dall’InfraRed Telescope Facility della NASA, che ha permesso di evidenziare la presenza di una regione più scura e quindi più fredda proprio nella termosfera.

La più grande sorpresa di questa scoperta, spiega l’autore, è che il sistema meteorologico di questa fascia dell’atmosfera di Giove è molto diverso da quello osservato e teorizzato per la Terra. Ci sono due differenze principali: la prima è che le aurore terrestri subiscono l’influenza fortissima del Sole, mentre le aurore di Giove sono dominate solo dai gas emessi dalla sua attività vulcanica e dalla sua luna Io. La seconda è che i flussi atmosferici generati dalle aurore terrestri possono distribuire velocemente calore attorno al pianeta, e quindi distribuirlo in modo omogeneo su tutta la parte più alta dell’atmosfera, mentre nel caso di Giove i flussi veloci intrappolano questa energia e calore nella zona più vicina ai poli.

Se in un primo momento la scoperta ha lasciato interdetti gli astronomi guidati da Stallard, ora il suo gruppo di ricerca è pronto ad affrontare nuove sfide per svelare i misteri dell’atmosfera gioviana. Per farlo bisognerà attendere i dati dello strumento JIRAM montato sulla sonda spaziale Juno della NASA, che fornirà nuovi dati e nuove immagini da confrontare e comparare con quelli del Very Large Telescope e che nei prossimi anni permetterà di carpire nuovi importanti dettagli sull’insolito meteo del pianeta gassoso.

@oscillazioni

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Veronica Nicosia
Aspirante astronauta, astrofisica per formazione, giornalista scientifica per passione. Laureata in Fisica e Astrofisica all'Università La Sapienza, vincitrice del Premio giornalistico Riccardo Tomassetti 2012 con una inchiesta sull'Hiv e del Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi 2019 nella sezione Under 35. Content manager SEO di Cultur-e, scrive di scienza, tecnologia, salute, ambiente ed energia. Tra le sue collaborazioni giornalistiche Blitz Quotidiano, Oggiscienza, 'O Magazine e Il Giornale.