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Stress neonatale e problemi in età adulta: scoperta la causa genetica

La ricerca, condotta su un modello animale, potrebbe fornire informazioni utili anche per comprendere le cause dei disturbi di stress e depressione negli esseri umani.

Gli eventi stressanti che avvengono nelle prime fasi della vita possono essere un fattore di rischio per lo sviluppo di depressione in età adulta. Crediti immagine: Rama, Wikimedia Commons

SCOPERTE – Lo stress accumulato durante le prime fasi della vita può avere conseguenze a lungo termine sulla salute mentale: chi ne ha sofferto può essere in età adulta a rischio di stress e di disturbi dell’umore, come la depressione. Questa correlazione è ormai un dato ampiamente confermato dalla letteratura, ma le precise cause neurobiologiche non erano del tutto chiare. Un gruppo di ricerca newyorkese ha dimostrato, in uno studio pubblicato sulla rivista Science, che questa correlazione è associata ad alterazioni nella trascrizione genica in una regione ben specifica del cervello.

I ricercatori si sono concentrati sull’epigenetica, cioè sullo studio delle modifiche che avvengono al corredo genetico in seguito dell’azione dell’ambiente esterno. L’ambiente può infatti coinvolgere specifiche molecole che regolano la trascrizione e la traduzione del DNA, modificando così la produzione di specifiche proteine, che influiscono sulle risposte neurofisiologiche e, in ultima analisi, sul comportamento.

In particolare i ricercatori hanno identificato alcuni cambiamenti, correlati allo stress neonatale, a livello di una regione del cervello chiamata area tegmentale ventrale: in questa zona è stato infatti osservato il silenziamento di un fattore di trascrizione dello sviluppo (Otx2). Anche se i livelli di Otx2 tornavano normali in età adulta, la soppressione di questo fattore di trascrizione causava un’alterazione dei programmi di sviluppo cerebrale normalmente coordinati da Otx2 stesso.

Vista la natura piuttosto particolare delle condizioni sperimentali, lo studio è stato effettuato su un modello animale (topo), in cui venivano disturbate le cure materne durante i primi giorni di vita. Tuttavia i topi condividono con gli esseri umani moltissimi geni e processi di sviluppo neuronale, e i ricercatori sono fiduciosi circa la possibilità di replicare i risultati nella nostra specie: “Questo studio sarà utile”, sostiene Nestler, uno degli autori principali della ricerca, “per capire i correlati molecolari che negli esseri umani sottostanno a un rischio di depressione o altri disordini dell’umore conseguenti allo stress neonatale o infantile. Ci aiuterà a capire se e quali sono le ‘finestre temporali’ all’interno delle quali nell’essere umano lo stress ha un effetto così a lungo termine”.

Un ulteriore aspetto molto importante evidenziato dalla ricerca è che lo stress neonatale da solo non basta per causare, nella vita adulta, stress a lungo termine e depressione: è, più che altro, un fattore di rischio che accresce la probabilità di sviluppare queste problematiche. Perché si presenti il disturbo, devono presentarsi situazioni di stress in età adulta anche se, vista la propensione causata dalla misregolazione di Otx2, la “spinta” richiesta è molto meno marcata. Un’ulteriore conferma, nel variegato panorama della ricerca scientifica, della necessità di eliminare quanto più possibile i fattori di stress dall’ambiente in cui bambini e bambine passano i primi anni di vita.

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Marcello Turconi
Neuroscienziato votato alla divulgazione, strizzo l'occhio alla narrazione digitale di scienza e medicina.