SCOPERTE

Il sonno delle meduse genera dubbi

Appartengono a un gruppo di animali molto antichi dal punto di vista evolutivo, e non hanno un cervello. Eppure le meduse sembrano mostrare un comportamento assimilabile al sonno.

Anche nelle meduse, che non hanno un sistema nervoso centralizzato, sembra essere presente un comportamento simile al sonno. Crediti immagine: Caltech

SCOPERTE – Cosa abbiamo da spartire, dal punto anatomico e comportamentale, con le meduse? Di primo acchito saremmo propensi a rispondere “poco o niente”, ma un recente studio, pubblicato su Current Biology, dimostra come condividiamo con questi invertebrati un comportamento complesso e cruciale: il sonno.

Nel racconto e analisi di questa notizia è bene innanzitutto fare chiarezza su cosa intendono gli esperti quando fanno riferimento al sonno, per evitare che la nostra mente crei immagini disneyane di meduse sognanti, che russano adagiate sul fondo del mare. Il sonno, per essere considerato tale, deve sottostare a tre criteri fondamentali: l’organismo deve innanzitutto mostrare un periodo di ridotta attività, noto anche come quiescenza; deve poi mostrare una risposta attutita a stimoli esterni a cui normalmente sarebbe reattivo; infine deve mostrare una propensione crescente nei confronti dello stato di quiescenza, se essa viene meno a causa di cause esterne.

I ricercatori e ricercatrici di tre diversi laboratori dell’Istituto di Tecnologia della California hanno dimostrato che anche le meduse (che appartengono a un gruppo antico dal punto di vista evolutivo e che sono privi di cervello) soddisfano appieno quelli che potremmo definire i requisiti del sonno.

Prima di tutto il gruppo di ricerca ha predisposto un sistema di telecamere in grado di monitorare senza interruzioni il comportamento delle meduse: hanno così potuto osservare che questi animali attraversano un periodo di ridotta attività durante la notte, passando dalle 58 alle circa 39 pulsazioni natatorie al minuto. Assodato lo stato di quiescenza, restava da testare la ridotta sensibilità agli stimoli esterni: per questo i ricercatori hanno costruito una piattaforma che spingeva la medusa dal basso, una volta che l’animale entrava nello stato di riposo. Normalmente questo stimolo produce una risposta ben precisa: la medusa, percepito un pericolo non meglio definito, si sposta velocemente verso il fondo della vasca. Il comportamento osservato, invece, è stato quello di un movimento ritardato: proprio come gli esseri umani, che quando si svegliano hanno bisogno di qualche secondo (e, alcune volte, di un caffè) per interagire con il mondo esterno, così anche le meduse si spostavano verso il fondo dopo circa 5 secondi.

E infine, un altro annoso quesito: le meduse hanno sonno se private del riposo? Per avere una risposta, gli studiosi hanno ripetutamente interrotto lo stato di quiescenza notturna, muovendo l’acqua delle vasche ogni 10 secondi, per circa 20 minuti. Il giorno dopo, esattamente come uno studente che ha fatto le ore piccole, le meduse erano più facilmente vittime di “attacchi di quiescenza” anche nelle ore diurne.

Anche se lo studio ha dimostrato che le meduse dormono a tutti gli effetti, i meccanismi genetici e biomolecolari alla base di questo comportamento sono ancora sconosciuti. Secondo i ricercatori, questi meccanismi potrebbero essere riconducibili a quelli degli animali più complessi: “Molti animali, tra cui gli esseri umani, condividono i geni che governano il sonno”, spiega in un comunicato uno dei co-autori, Michael Abrams. “Partendo da questo presupposto, un altro esperimento che abbiamo effettuato è stato testare alcune sostanze che influiscono sul riposo, come la melatonina, sulle meduse. In effetti anche su di loro abbiamo osservato un aumento dello stato di quiescenza, suggerendo meccanismi fisiologici comuni ai nostri”.

La ricerca pone anche altre domande. “Le meduse sono gli animali evoluzionisticamente più antichi in grado di dormire”, spiega un altro co-autore, Ravi Nath. Il sonno, si chiede il ricercatore, è da considerarsi una proprietà dei singoli neuroni e non di strutture più complesse, come il sistema nervoso centrale e, quindi, il cervello? E se invece così non fosse, e il sonno fosse un comportamento ancora più conservato a livello evolutivo della vita sulla Terra, potremmo un giorno affermare che anche le piante dormono?.

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Marcello Turconi
Neuroscienziato votato alla divulgazione, strizzo l'occhio alla narrazione digitale di scienza e medicina.