COSTUME E SOCIETÀ

La generazione iGen e il tempo della felicità

I ragazzi che trascorrono più tempo davanti a uno schermo risultano meno felici rispetto ai coetanei che investono il tempo libero in altre attività.

COSTUME E SOCIETÀ – Gli adolescenti che trascorrono molto tempo usando lo smartphone sono più infelici. Lo afferma un’analisi guidata dai Jean Twenge dell’Università di San Diego pubblicata sulla rivista Emotion.

I dati sono stati ricavati dallo studio longitudinale Monitoring the Future, un sondaggio nazionale che ha riguardato più di un milione di ragazzi americani di età compresa tra i 13 e i 18 anni. Nel sondaggio è stato chiesto ai ragazzi quanto tempo passassero tra telefono, tablet e computer, e sono state poste alcune domande sulle interazioni sociali e sul livello generale di felicità. In media, i ragazzi che trascorrono più tempo davanti a uno schermo – giocando a un videogioco, usando i social media, mandando messaggi e video – sono risultati meno felici rispetto ai loro coetanei che investono il tempo libero in attività come lo sport, la lettura di quotidiani e riviste, e le interazioni faccia a faccia.

Twenge ritiene che il tempo passato davanti a uno schermo sia fonte di infelicità, e non il contrario. L’analisi non indaga il rapporto di causa-effetto, ma altre ricerche hanno mostrato come l’uso dei social media possa causare insoddisfazione, mentre non è stato provato che l’infelicità spinga a un maggiore uso dei social. Ma neanche la totale astinenza dagli smartphone porta alla felicità, aggiunge la ricercatrice. I ragazzi più felici usano gli smartphone poco meno di un’ora al giorno: superata questa soglia, l’infelicità aumenta in modo proporzionale al tempo trascorso davanti allo schermo. L’obiettivo ideale sarebbe quello di usare i device digitali per non più di due ore al giorno e aumentare il tempo trascorso con gli amici e il tempo dedicato allo sport.

Twenge studia da più di 25 anni i trend generazionali: dai Baby Boomers alla Generazione X, fino ai Millennials e alla iGen, quella dei ragazzi nati dopo la metà degli anni ’90. Come spiega in un articolo pubblicato su The Atlantic, adattato dal suo ultimo libro iGen: Why Today’s Super-Connected Kids Are Growing Up Less Rebellious, More Tolerant, Less Happy–and Completely Unprepared for Adulthood, nel 2012 si è verificato un cambiamento netto nei comportamenti e negli stati emotivi dei ragazzi. Questa differenza tra i Millennials e la iGen è legata non solo alla visione della vita ma anche al modo in cui i ragazzi trascorrono il loro tempo e alle esperienze che vivono quotidianamente, le quali influenzano la natura delle interazioni sociali e la salute mentale.

Non è un caso, secondo la ricercatrice, che proprio nel 2012 la percentuale di americani proprietari di uno smartphone abbia raggiunto il 50%. In particolare, nella vita degli adolescenti, i più grandi cambiamenti osservati tra il 2012 e il 2016 sono stati l’aumento del tempo trascorso utilizzando dispositivi digitali, la riduzione delle attività sociali svolte di persona e la diminuzione delle ore di sonno. In uno studio pubblicato su Clinical Psychological Science lo scorso novembre, Twenge aveva inoltre descritto una correlazione tra ore trascorse utilizzando dispositivi digitali e sintomi depressivi o tentativi di suicidio. L’arrivo degli smartphone sarebbe quindi la spiegazione più plausibile per l’improvviso calo del benessere dei ragazzi.

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Francesca Camilli
Comunicatrice della scienza e giornalista pubblicista. Ho una laurea in biotecnologie mediche e un master in giornalismo scientifico.