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Che cosa resta della legge 40?

POLITICA - Dopo la decisione del governo italiano di ricorrere, allo scadere dei tre mesi previsti, contro la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che il 28 agosto scorso aveva bocciato la legge 40 sulla fecondazione assistita, si riaccende il dibattito su una normativa che, in otto anni dalla sua emanazione, è stata smontata, modificata, aggiustata, messa in discussione da un totale di 19 pronunciamenti giudiziari. Ma che, per quanto si provi a raddrizzare il tiro, resta una legge nata male e, a furia di continue modifiche, è diventata un pastrocchio. La cosa migliore da fare, a questo punto, sarebbe solo una: stracciarla e riscrivere daccapo la legge sulla fecondazione assistita.

Legge 40: la Consulta non decide e resta il no all’eterologa

CRONACA - Niente da fare: resta valido, almeno per il momento, il divieto alla fecondazione eterologa (quella con gameti, cioè spermatozoi o ovociti, provenienti da donatori esterni alla coppia) posto dalla controversa legge 40 del 2004 sulla pma, procreazione medicalmente assistita. Chiamata a esprimersi sulla legittimità del divieto da tre ricorsi dei tribunali di Milano, Catania e Firenze, la Corte costituzionale ha infatti rimandato la questione al mittente. Scarnissimo il comunicato ufficiale emesso ieri sera (22 maggio) al termine dei lavori: La Corte Costituzionale si è pronunciata [...] restituendo gli atti ai giudici rimettenti per valutare la questione alla luce della sopravvenuta sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 3 novembre 2011 sulla stessa tematica.
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