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Dal letame nascono i fior, e l’etanolo

Un piccolo fiore potrebbe risolvere due problemi in un sol colpo: smaltire gli escrementi prodotti negli allevamenti industriali e produrre biodiesel pulito.
La lenticchia d’acqua prospera sugli escrementi animali e secondo la ricerca condotta da Jay Cheng, ingegnere biologico dell’Università di Stato del North Carolina, produce una quantità di amidi per acro molto superiore a quella del mais, fino a cinque volte di più. Secondo gli scienziati potrebbe perciò essere una valida soluzione per la produzione industriale di etanolo.

Gli ambientalisti sono in genere sfavorevoli alla tradizionale produzione di questo combustibile di origine organica dal granturco perché la sua coltivazione è davvero poco sostenibile dal punto di vista ambientale.

Da dieci anni Cheng e la collega Anne-Marie Stomp, della forestale di stato del North Carolina studiano se e come questo vegetale che cresce comunemente, e molto velocemente, negli stagni poco profondi sia in grado di smaltire i rifiuti organici animali. Gli escrementi prodotti dai milioni di capi allevati in America ogni anno inquinano i bacini idrici e provocano la morte progressiva di intere zone di costa. Questi composti organici infatti fungono da nutrimento per alcuni tipi di alga che proliferando a dismisura finiscono per esaurire tutto l’ossigeno disponibile nell’acqua facendo morire anche pesci, molluschi e altri tipi di vegetale.

La lenticchia d’acqua ha un formidabile appetito per gli escrementi e li trasforma rapidamente in amido sottoforma di foglie. Attualmente la fonte principale di etanolo negli Stati Uniti è il mais, ma i risvolti ambientali nocivi lo rendono inviso agli ambientalisti. Questa pianta necessita infatti di dosi massicce di pesticidi e fertilizzanti – che finiscono anche questi per nutrire le alghe e provocare la morte nelle aree costiere – . Facendo un bilancio fra costi e benefici, l’etanolo prodotto dal mais è di poco meno inquinante rispetto alla benzina.

Secondo Cheng si potrebbero risolvere entrambi i problemi, quello dello smaltimento degli scarti dell’allevamento e le implicazioni della produzione di combustibile dal granturco – in un sol colpo: “abbiamo fatto dei test su piccola scala in laboratorio sulla conversione della lenticchia d’acqua in etanolo usando le stesse tecnologie che oggi si usano per il mais. La conversione è possibile.”

I vantaggi sono dunque molteplici: non servirebbe un cambio di tecnologia e ci sarebbe anche grande abbondanza di materia prima. La lenticchia d’acqua inoltre è una pianta comune in qualsiasi clima e non mostrerebbe perciò il rischio di invasività verso le altre specie.

La ricerca al momento è passata dal laboratorio a un test pilota in una fattoria industriale. “Ora proveremo a lavorare a una scala maggiore,” spiega Cheng. “È vero che la produzione di amidi è più alta di quella del mais, me per poter applicare questo metodo a livello commerciale dobbiamo determinarne la fattibilità.”

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.