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Gioie e dolori della caduta del muro

Berlino (crediti: late night movie  / Mart)Una ricerca dell’Università della California del Sud esamina il calo di benessere percepito nei paesi dell’ex blocco sovietico

Passare dal socialismo al capitalismo da la felicità? Richard Easterlin, dell’Università della California del Sud, autore di uno studio che ha esaminato il benessere percepito in tredici paesi dell’Europa dell’Est dopo il crollo del muro di Berlino e la dissoluzione dei regimi totalitari crede proprio di no.

Secondo i suoi risultati “è chiaro che quando si chiede quali siano le fonti di benessere personale la gente fa raramente riferimento alle condizioni politiche, perlopiù si basa sulle preoccupazioni che occupano la maggior parte del loro tempo, in particolare lo stipendio, la vita familiare e la salute.”

Easterlin ha usato dati raccolti da questionari provenienti da fonti diverse (in particolare la World Value Survey). I giudizi di soddisfazione nei confronti della propria vita hanno, secondo quanto osservato dallo scienziato, subito un drastico declino proprio in conseguenza dell’apertura a un’economia di tipo capitalista, avvenuta nei primi anni Novanta.

Nello studio, pubblicato su The Journal of Economic Behavior and Organization, la tendenza verso una soddisfazione generalizzata nei confronti della democrazia correla negativamente (anche se in misura lieve) con la tendenza riguardo alla felicità personale, dopo il crollo della cortina di ferro. Il dato non è significativo, ma secondo Easterlin, si pone in disaccordo con altri studi che intendono dimostrare che il cambio politico ha portato a una crescita del benessere in questi paesi.

Nei paesi presi in esame, in corrispondenza della transizione dal socialismo al capitalismo, la soddisfazione nei confronti del lavoro, della cura dei bambini e della salute è diminuita significativamente, e riflette un innalzamento marcato di certi sintomi di stress sociale come i tassi  di divorzio, suicidio, violenza domestica, alcolismo e dipendenza dalle droghe. Ci sono però anche aspetti positivi. I cittadini dell’Europa dell’Est sono oggi più soddisfatti rispetto alle comodità materiali, gli standard di vita, la disponibilità delle merci e l’ambiente. Il livello di soddisfazione/insoddisfazione comunque dipende dall’età: le persone sopra i trent’anni tendono a esibire un grado maggiore di scontentezza di quelli più giovani.

Il declino nella condizione di benessere, secondo quanto si legge nell’articolo di Easterlin, ha subito inizialmente un’accelerazione rapida, mentre ora sta parzialmente rientrando, anche se ancora non del tutto. Interessante è anche il fatto che l’indice PIL, normalmente usato per valutare il benessere di una nazione, non riflette la reale condizione percepita dai cittadini: questo indice infatti, dopo la transizione in quasi tutti questi paesi è aumentato enormemente.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.