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La musica all’età della pietra

Flauto paleolitico (crediti: Nicholas J. Conard, Maria Malina &  Susanne C. Münzel)Nuovi reperti nella zona di Ulm in Germania dimostrano che la musica è nata almeno 35.000 anni fa

Una tranquilla sera nel paleolitico: finito di mangiare intorno al fuoco, qualcuno è intento ad intagliare una statuina femminile nell’osso mentre si leva quieta la musica di un flauto. Siamo nella zona di Ulm, nella Germania del sud, circa 35.000 anni fa, e gli uomini protagonisti di questa scena fanno parte di quella stirpe di Homo sapiens che ha appena inziato a colonizzare l’Europa, seguendo il corso del Danubio. Musica e scultura: non sono pochi i paleontologi che considerano queste caverne tedesche la culla della cultura moderna. In questa zona infatti recentemente sono stati ritrovati numerosi e pregevoli manufatti, come per esempio una statuina femminile dalle fattezze “quasi pornografiche” come l’hanno descritta i paleontologi, tutti risalenti al paleolitico superiore, testimoni del sorprendente talento artistico di questi primi europei moderni. L’ultima scoperta in ordine cronologico – risalente allo scorso autunno -, come reso pubblico ieri mercoledì 24 giugno da Nicholas Conard, paleontologo dell’Università di Tubinga, e colleghi sulla rivista Nature, è un flauto intagliato nell’osso di un grifone, che dimostra ancora una volta come questi Homo sapiens possedessero già abilità cognitive molto sviluppate.

Ascolta la musica suonata con la copia di uno dei flauti di Ulm

Non è il primo flauto che è stato ritrovato in quest’area – di un ritrovamento precedente è stata pure fatta una copia che è addirittura possibile suonare -, ma è sicuramente il più ben conservato e anche quello di cui la datazione è più precisa. I metodi basati sul radiocarbonio, infatti, oltre i 30.000 anni di età possono dare risultati imprecisi. Nel caso di questo reperto però sono state condotte due analisi separate, in un laboratorio tedesco e in un altro inglese, con metodologie diverse, che concordano entrambe sul fatto che il flauto risale ad almeno 35.000 anni fa. Fino ad oggi gli strumenti musicali più antichi, ritrovati in Francia e Austria, risalivano a “solo” 30.000 fa. Secondo Conard, a giudicare dalla posizione del manufatto nella sequenza stratigrafica dei sedimenti, la sua reale età si avvicina addirittura a 40.000 anni, cioè a poco dopo l’arrivo dei moderni esseri umani in questa regione.

Il flauto presenta cinque buchi, che appaiono intagliati con una logica precisa. Le piccole incisioni vicino ai buchi infatti, secondo Conard, indicano che chi ha intagliato lo strumento ha misurato più volte la distanza in cui doveva cadere ciascun foro. Conard e colleghi ritengono che questo ed altri manufatti dimostrino che gli uomini che li hanno prodotti avevano già capacità di pensiero astratto piuttosto sofisticate: è infatti “riconosciuto dalla stragrande maggioranza degli esperti che l’esistenza di strumenti musicali complessi è prova di un ‘omportamento pienamente moderno’e di capacità comunicative altamente simboliche.”

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.