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Un robot impara le espressioni

Gli scienziati del Machine Perception Laboratory dell’Università della California di San Diego studiano con un robot l’apprendimento delle espressioni del viso

Chissà come mai chi ha progettato questo robot gli ha dato la faccia di Albert Einstein. Certo che guardare Albert che come un bambino impara a usare le espressioni del viso fa un certo effetto. Gli scienziati responsabili di questa scelta bizzarra provengono dal Machine Perception Laboratory dell’Università della California di San Diego e hanno applicato a questo sistema automatico la più avanzate metodologie di Machine Learning – la disciplina scientifica che sviluppa algoritmi di apprendimento che permettono ai computer di imparare interagendo con dei dati, che possono provenire da database ma anche da sensori esterni.

Il robot, equipaggiato con un sistema di visione artificiale con il quale può identificare le espressioni del viso e di una faccia con 31 muscoli artificiali controllati separatamente, è stato inizialmente istruito a produrre movimenti casuali, mentre era posto di fronte  a uno specchio. Ogni volta che otteneva un’espressione riconoscibile il computer che lo controllava riceveva un feedback positivo.

“È un processo iterativo,” ha spiegato Marian Bartlett, una degli autori dello studio presentato qualche giorno fa alla 2009 IEEE 8th International Conference on Development and Learning. Ogni volta che il robot riceveva un feedback per un’espressione successivamente tendeva a riproporla in maniera corretta. Una volta che il robot comprendeva la relazione fra movimenti muscolari diversi iniziava a sperimentare espressioni nuove.

Secondo gli autori queste osservazioni offrono nuove conoscenze sui processi di apprendimento e di sviluppo dell’espressività facciale nei bambini: usare il robot anziché osservare un bambino e come impara le espressioni permette di vedere il processo di apprendimento dal di dentro. “L’intento è quello di comprendere alcuni dei principi computazionali che sottendono l’apprendimento,” ha spiegato Bartlett. “Il principio qui è quello del rinforzo e dell’esplorazione attiva, che potrebbero essere alla base anche dell’apprendimento motorio nei bambini più piccoli.”

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.