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La zona morta

Il delta del misssisipi (crediti NASA, Robert Simmon)Secondo una ricerca del NOAA, quest’anno l’area marina quasi priva di ossigeno nel Golfo del Messico è meno estesa del previsto. Ma le preoccupazioni non diminuiscono…

La buona notizia è che è più piccola del previsto, ma il fatto resta allarmante: circa 5.000 chilometri  quadrati di Golfo del Messico sono quasi completamente privi di vita. La “zona morta”, come la chiamano gli scienziati, è una porzione di acqua marina con livelli di oossigeno scarsissimi che normalmente si estende dal fondo marino a pochi metri più su, ma secondo quanto osservato da Nancy Rabalais, del Louisiana Universities Marine Consortium (LUMCON), in una ricerca finaziata dal National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) americano questa volta, seppur meno estesa di quel che si prevedeva, l’area ipossica si spinge molto più verso la superficie del mare.

All’inizio dell’anno attraverso dei modelli meteorologici gli scienziati hanno previsto che la zona morta nel Golfo del Messico si sarebbe aggirata fra circa 12.000 e 13.600 chilometri quadrati. Il modello si basava principalmente sulla grande quantità di nitrati – prodotto di scarto dell’agricoltura umana – e di acqua dolce scaricati in mare dai fiumi Mississipi e Atchafalaya nella primavera del 2009. La causa principale della scarsa ossigenazione di queste acque è infatti dovuta proprio alla presenza di sostanze concimanti che provocano la crescita spropositata delle alghe che a loro volta consumano l’ossigeno disciolto nell’acqua. Quest’anno però secondo gli scienziati gli schemi di tempo atmosferico inusuali hanno riossigenato, almeno in parte, le acque colpite riducendo così l’estensione del danno.

Secondo Rabalais questo errore nella previsione dimostra che è necessario osservare quest’area in maniera sistematica e anche se la riduzione appare promettente in realtà di tratta di un fenomeno a breve termine. La causa dell’ipossia infatti, l’inquinamento da fertilizzanti, è sempre più massiccia e non fa sperare bene per il futuro, come spiega Robert Magnien, direttore del Center for Sponsored Coastal Ocean Research del NOAA. L’agenzia congiunta Gulf of Mexico/Mississippi River Watershed Nutrient Task Force ha ora lo scopo di ridurre ad almeno circa 2.000 chilometri quadrati la zona morta entro il 2015.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.