Uncategorized

Fiori primitivi

SemiLo studio delle angiosperme basali, le più primitive piante da fiore, svela i primi passi evolutivi alla base della “rivoluzione fiorita” del Cretaceo


Solo fra 130 e 120 milioni di anni fa sono comparse sulla Terra le prime piante fiorite, le angiosperme. Da allora in una rapida esplosione di frutti e fiori queste piante hanno conquistato il mondo. Gli scienziati per comprendere quello che Darwin ha chiamato “abominevole mistero” (perché non riusciva a spiegarlo attraverso la teoria dell’evoluzione) oggi studiano la transizione fra le piante più primitive prive di fiori, le gimnosperme, e le angiosperme soprattutto quelle che vengono definite angiosperme basali, la forma più primitiva. Una ricerca pubblicata ieri sull’American Journal of Botany ha seguito gli stadi precoci dello sviluppo di semi ed embrioni di Trithuria, una genere di piante della famiglia delle Hydatellacee.

L’osservazione suggerisce che in queste piante avvenga un processo di doppia fertilizzazione. La doppia fertilizzazione è un processo unico delle piante da fiore: in pratica un gamete maschile si unisce con l’uovo e produce l’embrione, mentre un altro gamete maschile si unisce a un gamete femminile e da luogo all’endosperma. L’endosperma è un tessuto che circonda l’embrione e ha a che fare con il suo nutrimento. Una delle teorie attuali dice che l’endosperma è un proembrione deforme il cui sviluppo si arresta e non da luogo a una pianta.

I dati di Paula Rudall e colleghi sono in accordo con questa teoria. “L’osservazione degli stadi precoci di sviluppo delle angiosperme basali tendono a supportare questa teoria,” spiega la scienziata. “ Questo perché ci sono evidenti somiglianze fra gli sviluppi iniziali dell’embrione e dell’endosperma.”

Questa ricerca migliora la conoscenza sui primi stadi di sviluppo dell’endosperma, una delle due strutture chiave delle piante da fiore (l’altra è il fiore stesso). Secondo quanto osservato, spiega Rudall “il ruolo ancestrale dell’endosperma potrebbe essere quello di trasferire il nutrimento e non quello di semplice struttura per l’immagazzinamento dei nutrienti.”

Condividi su
Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.