Uncategorized

Evoluzione in corso

L'albero della vita di Gustav KlimtNonostante l’opinione contraria di molti biologi, la selezione naturale potrebbe essere ancora attiva nei confronti dell’essere umano

Lawson Tait, un medico quasi contemporaneo di Darwin, commentò una volta che l’evoluzione non ha più influenza sull’essere umano perché la medicina fa sopravvivere anche gli individui con i tratti svantaggiosi. Molti biologi ancora oggi sono d’accordo con lui, ma una ricerca recentemente apparsa sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, dimostra che l’evoluzione potrebbe essere ancora al lavoro anche sugli esseri umani.

Stephen Stearns, un biologo della Yale University, insieme a un gruppo di colleghi ha preso in esame i dati del Framingham Heart Study, una ricerca che viene classicamente usata per gli studi familari. Questo monitoraggio sulle malattie cardiovascolari di oltre 5000 abitanti della città di Framingham, nel Massachusetts, è iniziato nel 1948 e ha continuato a seguire i discendenti degli individui originari per tre generazioni. Stearns e colleghi si sono concentrati unicamente sulle donne, perché inizialmente mancavano le informazioni sulla paternità.

Gli scienziati hanno individuato otto tratti specifici e hanno cercato la correlazione con il numero di figli di ciascuna donna. Uno dei tratti era per esempio l’età in cui avveniva la menopausa, un’altro il livello di colesterolo nel sangue. Una volta tenuto sotto controllo l’effetto di ben 50 fattori ambientali, come il fumo e l’educazione, Stearns ha osservato che per esempio le donne con i livelli di colesterolo bassi avevano più figli – lo scienziato non sa spiegare il perché di questo collegamento. Dunque nella popolazione di Framingham  il fatto di essere predisposte ad avere il colesterolo basso è un tratto che viene selezionato e tende a diffondersi con maggiore facilità alle generazioni successive.

Il team ha confrontato i tratti fra le generazioni in circa 900 alberi genealogici e ha calcolato il tasso di evoluzione, facendo anche delle proiezioni sulle prossime dieci generazioni. Secondo i calcoli il peso e l’età della menopausa dei discendenti dei partecipanti allo studio di Framingham cresceranno di circa l’1%, mentre l’età della prima gravidanza diminuirà dell’1%. I livelli di colesterolo diminuiranno anche, di circa il 4%. Si tratta di ritmi evolutivi piuttosto lenti che sono in linea perfetta con quelli misurati nel regno animale e vegetale, ha commentato Stearns.

Lo scienziato è comunque cauto: lo studio si basa su certe assunzioni che potrebbero anche rivelarsi sbagliate nel futuro. Un assunto era per esempio quello che l’ambiente in cui vivono le donne di  Framingham sia piuttosto stabile per un lungo periodo. I risultati inoltre non sono validi in senso generale e per ogni zona geografica del mondo, anche perché la maggior parte delle donne esaminate è di orgine europea. Per avere dati più generali Stearns e colleghi contano di iniziare presto uno studo simili in Gambia e in altri posti al mondo.

Condividi su
Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.