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La morte dell’antropologo Claude Lévi Strauss

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Claude Lévi-Strauss in Brasile

Poche settimane prima di compiere 101 anni, il famoso antropologo francese, importante figura della cultura del XX secolo, è morto a Parigi il 31 ottobre.

Ieri, giovedì 5 novembre, la prestigiosa Académie Française ha tributato i suoi onori a Claude Lévi Strauss considerato il fondatore della moderna antropologia.
Prelevò lo strutturalismo dalla linguistica e lo applicò all’antropologia: tutte le società umane seguono delle strutture simili di pensiero e di comportamento, come emerge dall’analisi dei miti. Secondo Lévi-Strauss la cultura è un sistema di comunicazione simbolico, che può essere studiato usando i metodi utilizzati per altri settori: romanzi, discorsi politici, sport e film.

Il suo pensiero ha fra l’altro contribuito a sfatare la credenza che le società indigene fossero primitive e selvagge, e che la società occidentale sia l’unica veramente avanzata.

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Lévi-Strauss nacque in Belgio il 28 novembre 1908 e studiò filosofia all’Università della Sorbonne di Parigi. Visse alcuni anni in Brasile ed è sull’esperienza acquisita sul campo in questo paese che è fondata la sua teoria. Fuggì negli Stati Uniti quando la Francia fu invasa dai nazisti e tornò nel 1948. Ricevette onorificenze da università di tutto il mondo e tenne la cattedra di Antropologia sociale al Collège de France (1959–1982). Nel 1973 fu eletto membro dell’Académie Française.
A proposito dell’omonimia con la famosa marca di jeans, scherzava dicendo che non passava anno senza che ricevesse almeno un ordine per un paio di jeans.

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