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L’immagine del corpo fantasma

Uno studio sugli arti fantasma mette a nudo la plasticità cerebrale in fatto di rappresentazione del corpo

CRONACA – Uno studio ingegnoso condotto da un gruppo dell’Università di Oxford, rivela particolari su come si forma l’immagine del nostro corpo. Nel nostro cervello è infatti codificata una rappresentazione del corpo che ci permette per esempio di muovere braccia e gambe anche senza vederle. Questa mappa, secondo gli scienziati si forma in parte su base innata e in parte viene appresa attraverso il confronto fra i movimenti e il feedback sensoriale. Finora la ricerca si è concentrata soprattutto proprio sul ruolo di questo feedback sensoriale, ma la nuova ricerca pubblicata su PNAS ha affrontato una questione più sottile: quanto questa mappa può essere modificata attraverso meccanismi squisitamente interni? Lorimer Moseley e colleghi hanno sfruttato il fenomeno dell'”arto fantasma”: le persone che hanno subito l’amputazione di un braccio o di una gamba talvolta riportano di sentirli, come se fosse ancora al loro posto, a volte accusando persino dolore e prurito provenienti in realtà da porzioni completamente mancanti del corpo.

Sotto la guida dello scienziato sette persone amputate hanno imparato mentalmente dei movimenti “impossibili” del braccio mancante – cioè movimenti che in base ai vincoli biomeccanici del braccio non possono normalmente essere compiuti -. I volontari dovevano poi eseguire un test di riconoscimento di immagini relative al corpo. In pratica per esempio dovevano capire da una foto se una mano era destra o sinistra. In questo tipo di compiti il tempo che si impiega per rispondere dipende dalla manipolazione mentale dell’immagine del corpo. In pratica per rispondere facciamo traslare, ruotare o ribaltare mentalmente la parte del corpo nella foto fino a farla coincidere con l’immagine che abbiamo della parte corrispondente del nostro corpo, al fine di confrontarle.

Nel test specifico erano rappresentate alcune posizioni impossibili della mano, che tuttavia erano possibili con i movimenti imparati dai soggetti in fase di pretest. Solo i soggetti che avevano imparato correttamente i movimenti impossibili risultavano facilitati nel rispondere a queste posizioni anomale. Secondo Moseley questo significa che l’immagine del corpo che custodiamo nel cervello può essere modificata anche soltanto da meccanismi interni (perché avendo il braccio amputato questi individui non avevano alcun feedback sensoriale). L’autore inoltre aggiunge che queste osservazioni dimostrano che la nostra struttura anatomica e il repertorio possibile dei movimenti sono strettamente correlati e che questo legame genera la rappresentazione cerebrale del corpo  dei movimenti.
Non ultimo questo esperimento dimostra ancora una volta l’enorme grado di plasticità del cervello umano anche adulto, che riesce a modificare la mappa del nostro corpo efficacemente quando questa cambia, anche violando le leggi della normale biomeccanica.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.