ESTERI

Africa: più caldo, più guerre?

Nei prossimi anni, l’aumento delle temperature potrebbe portare a un incremento delle guerre civili nell’Africa sub-sahariana: le proiezioni in uno studio sulla rivista Pnas.

ESTERI – Avranno una ragione in più per cercare di portare a casa risultati soddisfacenti – e anche una responsabilità in più in caso di fallimento – i governi che parteciperanno ai negoziati di COP15, la conferenza mondiale delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici, in programma a Copenaghen a partire dal 7 dicembre. “Cambiamenti climatici”, infatti, significa “aumento delle temperature” e, nei prossimi anni, questo aumento potrebbe essere associato a un incremento dei conflitti civili nell’Africa sub-sahariana .

La proiezione viene da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori di varie università americane, da Stanford a Harvard a Berkeley ed è decisamente allarmante. Combinando le informazioni ottenute da serie storiche di dati (dal 1981 al 2002) ai modelli climatici per il futuro, i ricercatori prospettano infatti la possibilità che si verifichi un aumento del 54% dei conflitti armati entro il 2030. Per un totale di oltre 393.000 morti in battaglia.

A legare il caldo alle guerre sarebbero le rese agricole, destinate a scendere all’aumentare della temperatura. “Si stima che per ogni °C di riscaldamento, le rese dei raccolti africani scendano del 10-30%, con gravissime conseguenze su intere società che vivono di agricoltura”, scrivono i ricercatori sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).

Benché non si possa al momento escludere il coinvolgimento di altri fattori (sembra per esempio che l’aumento di temperatura faccia di per sé aumentare i crimini violenti), gli studiosi lanciano un appello perché questi risultati vengano presi in seria considerazione, invitando governi e ong a concentrarsi su politiche mirate di sostegno all’agricoltura. Che comprendano, ovviamente, incentivi a sviluppare nuove varietà agrarie resistenti al caldo e a realizzare nuove infrastrutture per l’irrigazione. Oppure strumenti di tipo economico, come le assicurazioni dei raccolti.

Per il momento, la palla passa a COP15. Se volete rimanere aggiornati, non perdetevi lo speciale di OggiScienza sul summit: lunedì comincia il countdown.

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance