SALUTE

La carne in provetta è servita

I primi esperimenti hanno scatenato polemiche. Ma serve un’alternativa all’insostenibile consumo animale

CUCINA – Tutti d’accordo che il pensiero di addentare, un giorno, polpette, salsicce o hamburger cresciuti in vitro non susciti, propriamente, l’acquolina in bocca. Neppure agli animalisti più sfegatati e agli ecologisti più angosciati per le sorti del pianeta. Detto questo, forse prima di lanciare anatemi contro gli scienziati che si diletterebbero a creare “mostri alimentari”, “miscugli abberranti” e “obbrobri della scienza” – come ha tuonato il ministro delle politiche agricole, Luca Zaia, alla notizia che alcuni ricercatori sono riusciti per la prima volta a ottenere del tessuto animale da cellule coltivate in laboratorio – forse, bisognerebbe fare qualche considerazione.

Una piccola precisazione, anzitutto: la bistecca sintetica o hi-tech è quanto di più lontano sia stato realmente ottenuto all’Università di Eindholven, in Olanda. È come mettere sullo stesso piano una gallina con il dado. Quello che i ricercatori hanno annunciato alla stampa inglese è di essere riusciti a ottenere piccole quantità di tessuto muscolare suino a partire da cellule staminali del muscolo coltivate dentro speciali bioreattori. Nessuno ha assaggiato il risultato, ma questa specie di impasto sarà buono, al massimo fra cinque o dieci anni di miglioramenti, come paté. Impossibile, al momento, pensare di ricavarne un filetto o una fiorentina, per cui sarebbe necessario ricostruire il complesso mix di muscoli, grasso e tessuto connettivo.
Ora, la notizia ha sollevato un vespaio: Zaia si domanda, aberrato, come si possa solo pensare di dar da mangiare alla gente questa schifezza. La Coldiretti s’indigna  per esperimenti “di cui non si vede l’utilità, né per il settore zootecnico né tanto meno per i consumatori”. Le lobby anti-Ogm scendono sul piede di guerra, in difesa del cibo naturale. Tra le tante, e facilmente immaginabili, motivazioni contrarie alla carne surrogata, ecco alcune delle ragioni che spingono a cercare alternative, seppur queste appaiano oggi inconcepibili ai buongustai.

1) Il mondo è affamato e le fonti alimentari scarseggiano. Secondo l’ultimo rapporto della Fao, più di un miliardo di persone soffre i morsi della mancanza di cibo. L’appetito del mondo aumenta, la popolazione cresce e le dispense alimentari non reggono il passo, con i pesci del mare in estinzione e i nuovi terreni da coltivare che scarseggiano.

2) Il consumo di carne sta lievitando, specialmente nei paesi emergenti, come Cina e India, dove maiale, manzo e pollo sono sempre più richiesti. L’Onu stima che entro il 2050, il fabbisogno mondiale raddoppierà, rispetto ai 280 milioni di tonnellate circa attuali.

3) La Terra paga un conto ambientale salatissimo per la produzione di carne. Gli animali da allevamento emettono miliardi di tonnellate di gas nocivi e si calcola che ogni chilo di manzo inquini come un’automobile che viaggia per tre ore.

La carne artificiale, che non richiede impiego di animali, non sostituirà la produzione tradizionale ma potrebbe apportare un contributo proteico a emissioni zero e rispondere in parte a questi quesiti aperti. E infine: siamo proprio sicuri che la qualità della carne in vitro sia, o meglio sarà, meno salutare di quella proveniente dagli allevamenti intensivi, dove le bestie sono ingozzate di ormoni, mangimi scadenti e antibiotici?

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