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Trappole di povertà

Un modello matematico suggerisce che per migliorare l’economia dei paesi povero potrebbe essere utile intervenire sul sistema sanitario

NOTIZIE – Copenhagen non è solo un appuntamento dove discutere di cambiamenti climatici ma forse, e  soprattutto, un luogo dove parlare di economia globale e diritti umani. Da un punto di vista globale infatti non si può parlare di interventi su industria e economia senza affrontare la questione dei paesi in via di sviluppo e della povertà. Uno dei problemi che ha assillato gli esperti per lungo tempo è l’apparente persistere della povertà in certe nazioni, nonostante i tentativi di intervento e nonostante una certa tendenza allo sviluppo di certe aree nel sud del mondo. Molti scienziati hanno cercato di spiegare i motivi di questa stagnazione, e uno studio pubblicato ieri sulla rivista Proceeeding of the Royal Society B, è solo l’ultimo esempio.

Matthew Bonds, della Harvard School of Public Health, e colleghi hanno proposto un modello matematico basato sull’andamento delle malattie infettive, integrato con modelli economici e di ecologia delle malattie.

Bonds e colleghi hanno basato il loro ragionamento su un feedback a due vie: se il reddito procapite cresce allora, grazie al miglior nutrimento e condizioni sanitarie, anche la salute migliora. Quando la salute migliora, influisce positivamente sul reddito e così via. Gli scienziati però hanno anche osservato che entro un range di condizioni (valori dei parametri), si creano quelle che hanno battezzato con il nome di “trappole di povertà”, degli stati di stallo del modello che segnano un persistere di una situazione stabile, senza crescita. Secondo Bonds e colleghi inoltre le condizioni economiche e epidemiologiche iniziali del modello determinano nella simulazione la traiettoria a lungo termine dello stato di salute e economico di una certa popolazione.

Gli scienziati sottolineano i limiti delmodello, soprattutto a causa delle sovra-semplificazioni sui dati che hanno dovuto attuare e dell’enorme difficoltà con cui questi dati potrebbero essere testati. Nonostante questo Bonds e colleghi ritengono di aver dimostrato che i modelli di ecologia umana possono essere d’aiuto per spiegare gli andamenti su larga scala dell’organizzazione economica globale e suggeriscono che agire sullo stato di salute di certi paesi molto poveri può essere la chiave per migliorare anche la loro economia.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.