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Dalla Puglia a Copenhagen

Lo scorso 10 dicembre 7 capodogli sono spiaggiati sulla costa pugliese del Gargano. Ora gli esperti cercano il motivo di questa catastrofe

AMBIENTE – Cosa ha portato sette esemplari di capodoglio, specie considerata “Vulnerabile” nella Lista Rossa mondiale dell’IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione), a spiaggiarsi sui bassi fondali della costa pugliese, dove poi son morti nell’arco di qualche giorno ?

Difficile a dirsi. C’è chi ha già puntato il dito su un’esercitazione militare avvenuta nell’area, suggerendo che si tratti dell’ennesimo caso in cui il l’immissione in mare di forti rumori generati dai sonar navali determina la morte di cetacei. Anche secondo il WWF questi animali, lunghi più di 10 metri e pesanti alcune tonnellate, sarebbero probabilmente vittime “dell’interferenza con l’inquinamento acustico ed elettromagnetico dovuto ai sonar” oppure della “contaminazione da sostanze tossiche scaricate in mare”.

Sono ipotesi che non si possono escludere; tuttavia il comunicato della capitaneria di porto parla di esercitazioni di un velivolo teleguidato, difficile pensare che dall’aria esso possa aver influito su specie marine. Inoltre si tratta di un’area poco coinvolta per esercitazioni di tipo subacqueo. Infine la presenza concomitante di più individui spiaggiati non è necessariamente indice di un evento che li ha colpiti simultaneamente.

“I capodogli si spiaggiano in massa”, spiegano gli esperti “sono una di quelle specie, come il globicefalo, che lo fanno abbastanza regolarmente data la loro struttura sociale”. La coesione sociale infatti induce animali, anche non necessariamente malati, a non abbandonare i conspecifici spiaggiati. “Inoltre non si tratta di una di quelle specie la cui morte di solito è legata alle esercitazioni militari… almeno non fino ad oggi”.

La letteratura scientifica parla di cause di diverso tipo, dalle neuropatie dell’ottavo nervo cranico imputabili a parassitosi al variazioni dell’attività solare che modifica i campi magnetici necessari alla specie per la navigazione. Potremmo allora non essere di nuovo noi quelli sul banco degli imputati ? Forse. Ma forse no… Si dice infatti che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Così le modificazioni che attuiamo sull’ambiente possono avere ripercussioni indirette.

Nel 2007 un gruppo internazionale di ricercatori ha analizzato gli spiaggiamenti di capodogli avvenuti nel Mar del Nord dal 1563–2003; da questo studio essi è emerso che la variazione inter-annuale degli spiaggiamenti sia positivamente correlata con diverse anomalie della temperatura dell’acqua. Secondo gli autori le variazioni termiche modificherebbe a loro volta la distribuzione spaziale delle prede abituali dei capodogli (per lo più molluschi, ad es. calamari giganti), costringendo quest’ultimi a muoversi verso acque più basse dove la navigazione risulta difficile, delle vere e proprie trappole per questi enormi odontoceti.

Il lavoro è supportato da altre ricerche che identificano trend di spiaggiamenti legati a variazioni climatiche. Si parla, in particolare, di cambiamenti nella disponibilità alimentare e nella localizzazione dei siti di foraggiamento dovuti, in ultima analisi, alla variazione locale della produttività primaria. Come a dire… dalla Puglia a Copenhagen.

Le autopsie sono ancora in corso e non sappiamo al momento cos’è accaduto a questi sette esemplari. Ma finché non avremo le risposte, la cosa migliore da fare è porci molte domande.

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