IN EVIDENZA

La nebulosa di Copenhagen

Si è conclusa il 19 dicembre la 15esima conferenza ONU sul clima. Pochi numeri, troppe emissioni

CRONACA – La conferenza Onu sul clima “ha preso nota” dell’accordo raggiunto il 19 dicembre tra cui Stati Uniti, India, Cina e Sud Africa. È questa la conclusione di due anni di trattative e due settimane di lavoro itenso a Copenhagen.

La formula “prendere nota” è un modo per rendere operativo un accordo che non è legalmente vincolante, senza il bisogno dell’approvazione formale di tutti i paesi. L’accordo di Copenhagen, infatti, non è un nuovo trattato, e non mette d’accordo i 193 paesi che hanno partecipato alla 14esima conferenza ONU sul clima.

Il documento, uscito da un tavolo ristretto di soli 25 paesi, non ha ottenuto l’approvazione di COP15 per l’opposizione netta e dichiarata di Tuvalu, Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua, Equador e Sudan.

Ma cosa stabiscono queste paginette a cui resta appeso il destino del pianeta? Rispetto alla prima bozza circolata il 18 dicembre, giorno in cui si sarebbero dovute concludere le trattative, resta l’obiettivo di limitare il riscaldamento a 2 gradi ma, come richiesto dalla Cina, scompare ogni riferimento alla riduzione globale del 50% al 2050. I punti sono adesso 12, non più 13, e scompare l’obiettivo 2016 di 1,5 gradi che accontentava le piccole isole, mentre viene citato il 2015 come data utile per completare il processo e implementare l’accordo.

L’accordo stabilisce la realizzazione di un fondo da 30 miliardi di dollari per il triennio 2010-2012 per far fronte alla mitigazione dei cambiamenti climatici, mentre 100 miliardi di dollari l’anno dovrebbero essere stanziati entro il 2020. Le cifre dovranno essere definite entro il primo febbraio 2010, mentre per i paesi in via di sviluppo attuare azioni di mitigazione in base alle loro specifiche caratteristiche nazionali. Ogni due anni questi paesi dovranno fare rapporto sui risultati degli interventi.

Dure le critiche di ecologisti e associazioni ambientaliste che hanno duramente condannato la sconfitta della politica di fronte a problematiche così importanti e di carattere globale. Ma non è detta ancora l’ultima parola. Le negoziazoni continueranno in un congresso che si terrà in giugno, poi in Messico, nel dicembre del 2010 si terrà Il COP16. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reteurs, la realizzazione di COP15 è costata al mondo 5,700 tonnellate di anidride carbonica a cui si vanno aggiunte altri 40,500 tonnellate di emissioni prodotte dagli aerei che in questi giorni hanno volato sulla capitale della Danimarca. Speriamo non sia solo questa l’eredità lasciata al pianeta dal congresso di Copenhagen.

Condividi su