Uncategorized

Teste ai raggi X

Dall’industria all’anatomia: la tecnica della microtomografia ha permesso di scoprire nuovi dettagli della conformazione della testa delle lucertole, finora quasi sconosciuta.

CRONACA – Forse crediamo di conoscerle bene, perché sono tra gli animali selvatici che vivono più vicini alle nostre case. Invece, è ancora molto quello che non sappiamo delle lucertole, a partire dalla loro anatomia. Una carenza di informazioni con la quale si sono scontrati, qualche anno fa, gli zoologi Emiliano Bruner e David Costantini, allora ancora in forze all’Università di Roma La Sapienza. Quasi per caso  i due hanno cominciato a occuparsi dell’anatomia del cranio delle tre specie italiane di lucertole: il ramarro (Lacerta bilineata), la lucertola muraiola (Podarcis muralis), e la lucertola campestre (Podarcis sicula). E al loro ultimo lavoro, un’analisi del cranio con la tecnica della microtomografia, è dedicata la copertina del numero in uscita della rivista Anatomical Record.

Tutto è cominciato in realtà con un progetto di gestione di cassette-nido per rapaci posizionate sulle linee elettriche di Roma e di studio etologico di questi animali. “A un certo punto ci siamo interessati alla dieta dei gheppi, che è particolarmente ricca di lucertole e ramarri”, racconta Bruner, oggi ricercatore presso il Centro nazionale di ricerca sull’evoluzione umana di Burgos, Spagna. “La cosa interessante è che di una lucertola i gheppi mangiano quasi tutto, tranne la testa. Questo ci ha permesso di raccogliere una gran quantità di campioni da analizzare”. Materiale preziosissimo, perché le lucertole italiane sono tutte protette e ottenere individui da studiare non è semplice.

In particolare, Bruner e Costantini (intanto passato all’Università di Glasgow), cercavano di capire se, per cena, i gheppi preferissero lucertole maschi oppure femmine. “Ci interessava sapere se differenze sessuali nel comportamento, nella colorazione, o nella taglia corporea dei ramarri influissero sulla possibilità di essere predati dai rapaci”, racconta ancora Bruner. L’idea, quindi, era quella di identificare il sesso dalle caratteristiche della testa, ma qui si è scoperto che informazioni sull’anatomia del cranio e delle squame cefaliche di questi rettili quasi non ce n’erano. “Così, ci siamo messi a misurare le teste della nostra collezione e a usare i dati ottenuti per ricostruire modelli geometrici della forma del capo”. Un lavoro da superspecialisti, che ha portato negli ultimi anni a diverse pubblicazioni su importanti riviste di zoologia.

L’articolo pubblicato su Anatomical Record costituisce un significativo passo avanti, perché segna l’ingresso dei ricercatori proprio nella testa delle lucertole, attraverso una tecnologia molto potente: la microtomografia. “Il principio è lo stesso della tomografia computerizzata usata negli ospedali: raggi x ‘sezionano’ digitalmente il corpo, restituendo radiografie planari delle strutture profonde, che possono poi essere assemblate con tecniche di elaborazione digitale per ricomporre in tre dimensioni le componenti anatomiche”, spiega il ricercatore. “La differenza è che con la microtomografia, una tecnica di origine industriale oggi ampiamente utilizzata anche nello studio dei fossili, la risoluzione è elevatissima”.

Le analisi condotte hanno permesso ai ricercatori di ricostruire strutture difficili (o impossibili) da studiare dall’esterno, direttamente sugli esemplari, come le singole squame, i denti del palato, le strutture dell’orecchio interno, e soprattutto le suture del cranio. “Adesso conosciamo le differenze sia tra i sessi sia tra le specie nella conformazione anatomica delle squame e di altri caratteri, ma soprattutto stiamo scoprendo i meccanismi che hanno generato, in termini evoluzionisitici, la variabilità delle lucertole attuali”, conclude Bruner. “Le ossa del cranio, la muscolatura della testa, e le squame cefaliche, infatti, costituiscono un sistema integrato direttamente correlato ai parametri di selezione e riproduzione, come la dieta o i comportamenti di corteggiamento”.

Condividi su
Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance