POLITICA

La lotta per le staminali embrionali continua

Tre scienziate italiane, paladine degli studi sulle cellule-bambine, firmano su Nature una lettera infuocata per denunciare l’abuso di potere e l’ingerenza della politica nella ricerca. E avvertono: “Non ci fermeremo per colpa di insostenibili veti ideologici”

Ascolta l’intervista integrale di OggiScienza a Elisabetta Cerbai

POLITICA – “Intendiamo continuare questa battaglia, anche se dovessero essere necessari anni”. È la promessa di tre scienziate italiane, paladine della ricerca sulle cellule staminali embrionali. Sono sul piede di guerra per essersi viste sbarrare l’accesso ai finanziamenti pubblici ai loro studi. E c’è da scommetterci che Elena Cattaneo (Università di Milano), Elisabetta Cerbai (Università di Firenze) e Silvia Garagna (Università di Pavia), manterranno la parola data.

Il trio è tornato all’attacco sulle pagine della prestigiosa rivista Nature, vergando una lettera infuocata che pone ancora una volta sotto i riflettori della comunità scientifica internazionale (e dell’informazione) l’ostilità del nostro governo alla ricerca sulle cellule-bambine.  Le tre ricercatrici denunciano di essere vittime di un “abuso di potere” e si dicono “preoccupate per l’ingerenza inappropriata della politica italiana negli affari della scienza”. La loro protesta ha inizio con il bando del ministero del Welfare emesso all’inizio del 2009 che destinava 8 milioni di euro a progetti di ricerca sulle cellule staminali e sul loro potenziale applicativo, purché – si specificava – “non embrionali”.

“Una preclusione arbitraria priva di ogni motivazione sia scientifica, date le enormi potenzialità terapeutiche delle embrionali umane, sia legislativa, essendo la ricerca sulle embrionali assolutamente legale nell’ambito della pur restrittiva legge 40 sulla procreazione assistita, che vieta sì la distruzione degli embrioni, ma consente la ricerca su cellule già esistenti, per esempio provenienti dall’estero”, ribadisce Cerbai a Oggi Scienza. “Pertanto, l’unica ragione che giustifica quel veto è di carattere ideologico”.

Nell’aprile scorso le scienziate sfidano quella clausola che nega la libertà di ricerca sulla base di un credo etico e religioso. Fanno ricorso al Tar del Lazio ma il tribunale boccia l’appello con la motivazione che solo gli istituti beneficiari dei finanziamenti, come le università, possono ricorrere contro il governo. Non i singoli ricercatori. Cattaneo, Cerbai e Garagna non si danno per vinte. Impugnano la decisione al Consiglio di Stato. Le principali riviste scientifiche del mondo, Nature e Science, seguono con apprensione l’evolversi della vicenda.

A dicembre, il Consiglio di Stato si pronuncia con esito sfavorevole. La causa è persa, i termini del bando sono chiusi, i progetti di ricerca sulle embrionali al verde. La Corte motiva la sua sentenza sostenendo che “rientra nella discrezionalità del bando (e quindi del ministero che l’ha emesso) la scelta dei tipi di ricerca finanziabili”. Ribatte Cerbai: “È chiaro che il legislatore può, quando emette un bando, stabilire i vincoli, includendo certi tipi di ricerche rispetto ad altre. Ma il punto è un altro. Nel bando  non c’è alcuna ragione scientifica che motivi il divieto di finanziare una strategia assolutamente pertinente alle richieste del bando stesso. In assenza di ciò si sconfina nell’arbitrio, in contrasto con il dovere della politica di destinare fondi pubblici per il beneficio del cittadino”.

Nella lettera affidata alle colonne di Nature, le scienziate incalzano: “Riteniamo che l’esclusione di questo tipo di cellule, legalmente utilizzabili e scientificamente importanti, costituisca un abuso di potere e che, pertanto, la nostra azione assuma una valenza sia sul piano politico che culturale di particolare rilievo nella situazione attuale del nostro Paese”. Quindi l’appello a unire le voci: “Auspichiamo che tutti gli scienziati italiani e coloro che si occupano di ricerca di base protestino per l’insostenibile atteggiamento del governo verso la ricerca”. Atteggiamento confermato anche ieri dal ministro della Salute Ferruccio Fazio: “Da scienziato, in base alle evidenze scientifiche, sono convinto che sia quella delle staminali adulte la strada da seguire per sperare in una terapia promettente”, ha dichiarato il ministro in Vaticano in occasione della 18esima Giornata mondiale del Malato. La ricercatrice replica a Oggi Scienza: “Ciascuno è libero di esprimere un proprio convincimento. Gli scienziati però non vanno avanti per convincimenti, ma testando ipotesi e osservando i risultati. Sul piano scientifico, non esistono prove che cellule staminali adulte possano differenziarsi in cardiomiociti. L’unica fonte cellulare che allo stato attuale dà prospettive di questi impieghi terapeutici sono le cellule derivanti dalle staminali embrionali”.

Il messaggio è chiaro: in Italia chi vuol far ricerca in questo campo deve lottare. Ma nonostante i bastoni tra le ruote, la ricerca sulle embrionali procede : “Grazie ad altri finanziamenti, come quelli europei”, si consola Cerbai. “Ma questi piccoli passi, voglio sottolinearlo, sono guadagnati a prezzo di enormi sacrifici, non ultimo la fatica di impegnarsi in battaglie di cui faremmo volentieri a meno. L’Italia persevera in questo volersi tagliare fuori da una ricerca promettente che molti atri paesi europei ed extraeuropei portano avanti. Il rischio di essere posti al margine della scena scientifica internazionale è reale, perdiamo terreno”.

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