AMBIENTEECONOMIA

Il magazzino energetico

Il deserto dello Utah

Di solito anche l’idea tecnica più innovativa rimane solo un’idea se non trova nel mercato (o nella politica) la convenienza economica per essere prodotta. È un po’ quello che sta accadendo per le energie rinnovabili, il cui ostacolo maggiore per la diffusione su larga scala sembra essere quello dello stoccaggio energetico. Un problema che negli Stati Uniti si cerca di risolvere attraverso un ambizioso progetto.

ECONOMIA – “Il business dell’energia alternativa al momento è come un’industria di gelati senza frigoriferi”. Così sintetizza il problema di fondo la Magnum Energy LLC di Salt Lake City, un’azienda statunitense capofila nel progetto che mira a trovare una soluzione pratica alla necessità di immagazzinare l’energia prodotta da fonti rinnovabili: servirsi di cavità naturali e dell’aria compressa. A oltre un chilometro e mezzo di profondità, sotto lo sterminato e brullo deserto dello Utah, esistono grandi cavità dovute a giganteschi depositi di sale. L’intenzione è utilizzare questi spazi per lo stoccaggio energetico. Se pensiamo a come viene prodotta l’energia dai sistemi fotovoltaici ed eolici, c’è un ostacolo palese: il vento non sempre soffia e le nuvole spesso coprono il sole. Tutto ciò rende l’output energetico intermittente, determinando, su larga scala, una scarsa appetibilità dei sistemi rinnovabili rispetto a fonti più inquinanti ma che, in genere, garantiscono un fabbisogno costante.

“Uno stoccaggio di energia che usa l’aria compressa funziona come una gigantesca batteria”, spiega Stephen J. Bauer, che si occupa di ricerche geomeccaniche per conto di Sandia National Laboratories (una società di sistemi energetici alternativi coinvolta nel progetto). “Quando c’è un eccesso di energia elettrica prodotta, per esempio, da una fonte rinnovabile come il sole o il vento, può essere usata per comprimere l’aria, e quell’aria pressurizzata sarà immagazzinata come energia potenziale”, continua Bauer, “Nel momento in cui ci sarà bisogno di quest’energia, per esempio quando il vento non soffierà o quando calerà la notte, l’aria potrà essere rilasciata (e riscaldata) attraverso una turbina, generando elettricità”. In termini di stoccaggio di grosse quantità di energia, l’aria compressa è meno costosa rispetto ad altre forme di stoccaggio, secondo gli analisti dell’U.S. Department of Energy’s National Renewable Energy Lab di Boulder, in Colorado.

Anche a Brema, in Germania, si cerca di utilizzare l’aria compressa per stoccare l’energia, e negli Stati Uniti altri progetti simili si stanno sviluppando a Norton, nell’Ohio e ad Ankeny, in Iowa. Tuttavia, quella vicino alla cittadina di Dela, nello Utah, è una localizzazione particolarmente interessante: oltre ad esserci un grande e profondo deposito di sale, con enormi caverne (per cui non ci sarebbe bisogno di scavare), nelle vicinanze si trovano grandi linee di trasmissione elettrica (per ricevere e rilasciare elettricità) e una conduttura di gas naturale per riscaldare l’aria.

“Le nostre analisi di laboratorio confermano che queste tecnologie di immagazzinamento dell’energia, che prevedono l’uso di aria compressa, possono costituire un’importante elemento per i presenti e futuri sistemi di produzione e distribuzione elettrica”, afferma Gary Schmitz, portavoce della National Renewable Energy Laboratory di Golden, nel Colorado. “Ciò è particolarmente vero per le fonti di energia rinnovabile, come quella solare ed eolica, che hanno, per loro natura, un’output variabile. A lungo termine lo stoccaggio diventerà una parte essenziale del mix di tecnologia energetica solo se riusciremo ad ottenere una penetrazione di potenza rinnovabile nel mercato di almeno il 30 percento rispetto a tutta la capacità generativa”.

Ovviamente un’operazione del genere potrebbe presentare anche qualche problema. “I rischi di questo tipo di sistema, oltre che finanziari, a causa del costo dello stoccaggio, sono anche di tipo geo-tecnico, derivanti, eventualmente, dallo sviluppo delle operazioni”, ammette Stephen J. Bauer.

Inizialmente, a causa delle esigenze di mercato, la Magnum Energy LLC immagazzinerà gas naturale per i produttori delle Rocky Mountain, e sperano di iniziare il tutto entro l’anno.

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