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Qualcuno vede le bufale?

dead fish
Il torrente Little Dear inquinato dai liquami dell'allevamento industriale Chesterfield, Michigan, luglio 2009

IL PARCO DELLEL BUFALE – Claudio C. segnala una recensione di Se niente importa, il libro del romanziere americano Jonathan Safran Foer (Feltrinelli), qui intervistato dal Corriere. È andato negli allevamenti intensivi detti CAFO, dalle iniziali di Concentrated Animal Feeding Operations. Sono fabbriche di carne. I suini, be’… qui c’è un riassunto dei problemi per la salute degli umani del vicinato. Quanto ai vitelli, a 5-6 mesi vengono stipati in 30 mila, o 100 mila o anche 500 mila. Erbivori, sono nutriti a cereali, soia (fagioli), farmaci, soprattutto antibiotici e fattori di crescita bovina, così da raggiungere il peso di un adulto in otto-dieci mesi invece che in 4-5 anni, ed essere pronti per il macello.

Safran Foer non è il primo a raccontare le pratiche allucinante dell’industria della carne e la sua pretesa di inquinare terra, aria e acqua creando problemi ambientali e sanitari. Lo fanno regolarmente i ricercatori dei National Institutes of Health (vedi link precedente), del Dipartimento dell’agricoltura USA, dell’Environmental Protection Agency, del Center for Disease Control, dell’Union of Concerned Scientists e tanti altri nel dossier di Science del 13 febbraio. L’hanno fatto Michael Pollan,  il professore di giornalismo d’inchiesta all’università della California a Berkeley, assistito da studenti e scienziati durante le ricerche per scrivere Il dilemma dell’onnivoro (Adelphi). Nonché il proprietario di un allevamento “ecologico” di Angus, certo Al Gore Jr., che dei danni ambientali dei CAFO parla anche in La scelta (Mondadori).

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Nel post dove Claudio C. ha trovato bufale, la custode non riesce a vederne una che contraddica le ricerche scientifiche e gli autori citati fin qui. Ha bisogno di occhiali?

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