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Uova: ottima fonte di… DNA antico

Estratto per la prima volta dal guscio di uova fossili il DNA di Aepyornis, gigantesco uccello estinto del Madagascar. La tecnica ha funzionato, e bene, anche con altri uccelli estinti e con esemplari antichi di specie viventi.

CRONACA – Nella maggior parte dei laboratori di genetica e biologia molecolare, l’estrazione del DNA da un campione biologico di un organismo è una tranquilla operazione di routine. Non così, però, nel laboratorio di Mike Bunce, alla Murdoch University di Perth, in Australia. Il suo gruppo di ricerca, infatti, si occupa di DNA antico: materiale genetico spesso molto degradato e difficile da recuperare. In questo caso, ogni estrazione è poco più di un tentativo e non è detto che vada a buon fine. Ora, però, Bunce e collaboratori sembrano aver trovato un’ottima fonte di DNA antico, ben conservato e relativamente semplice da estrarre: il guscio di uova .

Dopo aver lavorato con 18 uova fossili o antiche, raccolte sul campo in scavi paleontologici o recuperate da collezioni museali, i ricercatori si sono trovati tra le mani il materiale genetico di un buon numero di uccelli “difficili”: un gufo e un’anatra vecchi di qualche centinaio di anni, un emù vissuto 19 000 anni fa e, soprattutto, un Aepyornis, il gigantesco uccello elefante del Madagascar, ormai estinto. Da notare che precedenti tentativi di estrarre il DNA da altri resti fossili di questo uccello che poteva raggiungere i 3 metri di altezza non avevano avuto successo.

“I nostri risultati indicano un’eccellente stato di conservazione del DNA antico recuperato dal guscio di uova fossili”, scrivono Bunce e colleghi in un articolo pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B. Il motivo? In pratica, il guscio funziona come uno scudo protettivo, riparando il DNA da acqua e ossigeno, sostanze che possono provocarne la degradazione. Inoltre, ostacola la crescita di batteri, la cui presenza potrebbe contaminare il materiale genetico che si intende estrarre. In effetti, i ricercatori hanno scoperto che i gusci fossili possedevano una quantità di batteri 125 volte inferiore a quella presente in campioni ossei della stessa specie e della stessa età.

Il successo del lavoro della squadra di Bunce apre la strada a notevoli implicazioni, in ambito paleontologico e di biologia evolutiva: per esempio, la possibilità di sequenziare facilmente DNA fossile di uccelli dovrebbe promuovere il riconoscimento di specie differenti e facilitare la comprensione dei processi evolutivi che hanno interessato questa classe di organismi.

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance