CRONACA

Batteri in aiuto dei criminologi

Giuditta e Oloferne, Caravaggio 1598 (Galleria Nazionale dell'Arte Antica, Roma)Una nuova tecnica sviluppata all’Università del Colorado permetterà di identificare una persona attraverso la popolazione di batteri che popola la sua mano, unica per ogni individuo

NOTIZIE – Mentre scrivo queste righe lascio la mia traccia unica e riconoscibile sulla tastiera del computer e sul mouse. La comunità di batteri che vive sulle mie mani è infatti diversa da quella di tutte le altre persone, e le tracce lasciate dalle mie dita potranno essere utilizzate per identificarmi come autrice di questo articolo semplicemente analizzando i batteri rimasti appiccicati ai tasti.
Sembra infatti che i batteri che vivono sulla pelle delle mani si adattino al DNA del loro ospite, permettendo così di risalire alla sua identità.
Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori dell’Università del Colorado hanno prelevato i batteri da tre tastiere di personal computer utilizzati da tre persone diverse, e li hanno analizzati con una tecnica di sequenziamento genetico molto sofisticata. Li hanno poi confrontati con le impronte genetiche dei proprietari dei computer e con altri batteri presi da tastiere mai toccate dalle tre persone in questione. Risultato: il DNA dei batteri prelevati dalle tre tastiere è molto più simile a quello dei proprietari dei computer che a quello dei batteri prelevati da altre tastiere.
In un altro esperimento, i ricercatori hanno prelevato i batteri da 9 mouse che non erano stati toccati nelle ultime 12 ore e i batteri dal palmo delle mani dei proprietari dei mouse. Poi hanno confrontato una serie di 270 batteri del palmo delle mani dei proprietari dei batteri trovati sui mouse con gli stessi batteri prelevati da persone che non avevano mai toccato quei mouse. Risultato: in tutti e nove i casi la comunità di batteri era molto più simile a quella dei batteri dei proprietari dei mouse.
È stato anche dimostrato che i batteri non subiscono modificazioni se lasciati a temperatura ambiente anche dopo due settimane.
Questa tecnica è ancora in uno stadio sperimentale, la sua affidabilità si aggira tra il 70% e il 90%, e non è ancora stato studiato come i batteri aderiscono a superfici di materiali diversi (legno, metallo ecc.). Si sta lavorando per perfezionarla, e quando sarà messa a punto diventerà uno strumento utilissimo in campo forense soprattutto quando sulla scena del delitto mancano sufficienti quantità di sangue, tessuti, saliva o altri liquidi corporei per poter estrarre il DNA umano per riuscire a identificare il colpevole. Inoltre, anche nei casi in cui l’analisi del DNA sia possibile, potrà essere usata a supporto delle analisi del DNA come ulteriore conferma dei risultati.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.

Condividi su