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Un buon bicchiere d’acqua di mare?

SPECIALE ORO BLU – Attualmente si possono bere meno del 0.01% delle risorse d’acqua della Terra; di contro un quarto della popolazione mondiale non ha un adeguato accesso all’’oro blu’. L’acqua dolce è quindi una delle principali priorità per lo sviluppo ma come espandere la sua fornitura? Alcuni risponderebbero “in mare”, una riserva idrica pressoché infinita (circa il 97.5% dell’acqua del pianeta è salata), accessibile a moltissimi paesi. Che non sia un’idea balzana lo dimostrano i circa 15.000 impianti di desalinizzazione – tra cui anche alcuni considerati di particolare qualità – distribuiti attualmente in 120 stati diversi (circa metà degli impianti sono localizzati in Medio Oriente, mentre in Europa sono presenti solo in Italia e Spagna), che tutti insieme producono circa 30 miliardi di litri d’acqua di mare desalinizzata al giorno. Per non dire dei nuovi progetti: solo per dare un’idea nel 2007 la produttività globale è cresciuta del 43 percento rispetto al 2006.

Eppure qualcosa non torna. Seppure le spese siano diminuite di un fattore 10 negli ultimi 40 anni grazie alle migliorie tecnologiche (http://en.wikipedia.org/wiki/Desalination#cite_note-17), nel 2007 desalinizzare un metro cubo d’acqua costava mediamente 80 centesimi di dollaro (50 centesimi è il costo minimo assoluto, riferito agli impianti di Singapore). Decisamente troppo. Ciò dipende dall’alta intensità energetica richiesta da questi impianti: a seconda della tecnica utilizzata sono necessari dai 6 ai 200 kWh di energia elettrica per dissalare un metro cubo di acqua, la maggior parte dei quali derivano dall’uso di combustibili fossili. Solo l’Arabia Saudita usa 1.5 milioni di barili di petrolio al giorno per i suoi impianti di desalinizzazione, che garantiscono tra il 50 e il 70 per cento dell’acqua dolce dello stato, con conseguenze pesanti per l’economia (propria) e l’ambiente (globale). Forse è per questo che sta progettando un impianto ‘ad energia solare’. D’altra parte l’energia solare non è l’unica soluzione che mira ad abbattere i costi: anche l’energia eolica si sta dimostrando un’ottima fonte energetica per la desalinizzazione. Mentre è ormai già noto l’utilizzo dell’energia nucleare per dissalare l’acqua di mare.

Ciononostante siamo ancora lontani dal considerare eco-sostenibili questi processi. Agli elevati costi energetici infatti vanno a sommarsi le preoccupazioni ambientali. Così che in molti cresce la consapevolezza che per il momento la risposta più attuabile alla crisi sia quella di risparmiare acqua. Ne è un caso evidente il gruppo di pressione che si oppone al nuovo, enorme progetto di  desalinizzatore in Australia. Desalinizzata o no il rischio sotteso è che l’acqua diventi sempre più un business e non un diritto essenziale per la vita umana, come recita la Dichiarazione Universale dei diritti umani. Il conflitto tra le due impostazioni, tra quella, cioè, «di mercato» e quella che considera l’acqua un «bene pubblico», non è affatto risolto.

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